Foto gentilmente concessa da Jean Claude d'Entrèves

Alessandro Passerin d’Entrèves

(1902-1985)

Professore ordinario di diritto internazionale nella Regia Università di Torino, successivamente Professore ordinario di filosofia politica nell’Università degli Studi di Torino

Alessandro Passerin d’Entrèves nasce a Torino il 26 aprile 1902 dal conte Ettore Passerin d’Entrèves et Courmayeur, discendente da una nobile famiglia valdostana, e da Maria dei baroni Gamba. Compie gli studi superiori nel capoluogo piemontese, ottenendo la maturità classica al Liceo Massimo d’Azeglio, per poi iscriversi al corso di laurea in Giurisprudenza della Regia Università di Torino.

 

La formazione presso l’Università di Torino nel segno del magistero di Gioele Solari

Gli anni passati da studente presso l’ateneo piemontese introducono il giovane studioso in un ambiente accademico particolarmente stimolante. Infatti, Passerin d’Entrèves ha modo di frequentare le lezioni tenute da grandi accademici, tra i quali Luigi Einaudi, Francesco Ruffini, Gaetano Mosca e Gioele Solari. Proprio quest’ultimo diviene il principale maestro del giovane studioso, nonché il relatore della sua tesi di laurea. Alessandro Passerin d’Entrèves consegue la laurea in giurisprudenza con il massimo dei voti il 30 novembre 1922: la sua dissertazione, dedicata alla filosofia del diritto ed intitolata Il fondamento della filosofia giuridica di G.G.F. Hegel, riceve grande apprezzamento da parte della commissione, tanto da essere ritenuta “degna di stampa”. E infatti, la tesi del Passerin viene edita nel 1924 da Piero Gobetti, suo compagno di studi all’Università di Torino, con una prefazione dello stesso Gioele Solari. È interessante notare come nella sua commissione di laurea sedesse, tra gli altri, Giulio Diena, allora titolare della cattedra di diritto internazionale nell’Università di Torino.

Il rapporto con Piero Gobetti non rappresenta una breve parentesi: per quanto rispetto a quest’ultimo Passerin d’Entrèves abbia sempre mantenuto un atteggiamento più accademico che militante, entrambi sono legati dalla comune preoccupazione per l’avvento del fascismo e della relativa compressione delle libertà. In tale contesto, Passerin d’Entrèves tende a rimanere sempre un po’ fuori dalla mischia, per dedicarsi principalmente alle ragioni dello spirito rispetto a quelle dell’azione. Non manca, tuttavia, un’attiva collaborazione da parte sua alle riviste edite da Piero Gobetti: tra il 1922 ed il 1925 egli pubblica, firmando con il proprio nome o con pseudonimi, alcuni articoli dedicati a Marx ed al materialismo storico sui periodici gobettiani “La Rivoluzione liberale” e “Il Baretti”.

 

I soggiorni di studio all’estero e il successivo approdo alla cattedra di diritto internazionale

A seguito della laurea, il giovane studioso trascorre un periodo di studi a Oxford presso il Balliol College, un’occasione preziosa per approfondire i temi che caratterizzeranno il suo pensiero, tra i quali la giustificazione teorica della teoria del diritto naturale. La sua permanenza a Oxford è resa possibile grazie a una “borsa Rockefeller”, e in tale contesto d’Entrèves entra in contatto con i fratelli Alexander J. e Robert W. Carlyle, dai quali trae ispirazione nella formazione del proprio pensiero. Il suo bagaglio accademico è altresì arricchito da un soggiorno a Berlino, dove ha modo di incontrare Friedrich Meinecke e Carl Schmitt, e a Vienna, ove frequenta Hans Kelsen. I suoi periodi di studio all’estero forniscono all’accademico valdostano una certa visibilità e apprezzamento, soprattutto nel contesto anglosassone.

Nel 1928 rientra a Torino per assumere, in qualità di libero docente, l’insegnamento di Storia delle dottrine politiche presso l’ateneo piemontese, sostituendo in tale incarico il suo maestro, Gioele Solari. Pochi anni dopo, nel 1932, consegue altresì il dottorato di ricerca presso l’Università di Oxford. Essendosi dedicato in tali anni allo studio del pensiero inglese, con particolare riferimento alla filosofia di Hooker e di Locke, d’Entrèves ne diviene uno dei principali conoscitori. Nel 1935 si classifica terzo al concorso per l’insegnamento di Filosofia del diritto nell’Università di Ferrara, mentre vince  la cattedra di Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Messina. Nell’ateneo isolano Alessandro Passerin d’Entrèves è nominato professore straordinario, ma si tratta di un incarico di breve durata. Già l’anno successivo lo studioso valdostano si trasferisce all’Università di Pavia, ove assume la titolarità della cattedra di Filosofia del diritto. Intanto, l’8 aprile 1931 lo studioso valdostano si è sposato con Giuseppina Ferrari dei marchesi di Castelnuovo e dei conti d’Orsara. Dalla loro unione nascono due figli, Maria Rosa e Teodoro.

Sulle vicende relative al passaggio di Alessandro d’Entrèves alla cattedra di Diritto internazionale della quale era stato privato il professor Giuseppe Ottolenghi in seguito all’adozione delle infami leggi razziali del 1938, vi è una testimonianza dell’avvocato Massimo Ottolenghi, figlio del professore. In una conversazione con il professor Edoardo Greppi, avvenuta in casa sua nel 2015, l’avvocato Ottolenghi ha raccontato che suo padre prendeva regolarmente il tram in corso Sommeiller, che faceva un percorso circolare (e lo si poteva prendere in una direzione come nell’altra). Spesso vi incontrava il collega Luigi Einaudi. Un giorno Einaudi lo vede particolarmente abbattuto e Ottolenghi gli parla della sua tragedia. Einaudi gli dice: “Non ti preoccupare. Provo a pensare a una soluzione”. Qualche giorno dopo, Einaudi lo va a trovare in studio e gli prospetta la soluzione: sarebbe stato chiamato Alessandro Passerin d’Entrèves, vincitore del concorso a cattedra di Storia delle dottrine politiche, proprio in quanto non docente della materia (Diritto internazionale). In questo modo, non sarebbe stata data soluzione definitiva al problema, essendo chiara a tutti la natura di espediente provvisorio. Quando poi la tragedia fosse finita, il titolare sarebbe tornato a riprendersi la sua cattedra.

In altre parole, la geniale soluzione escogitata da Einaudi ha permesso di “recuperare” il posto a guerra terminata, dopo la fine del regime. Se su quella cattedra si fosse seduto un altro internazionalista, non sarebbe stato facile fargli successivamente rinunciare a una posizione per la quale aveva titolo. Si è trattato, dunque, di una soluzione proposta da una persona che conosceva molto bene il mondo accademico e le sue liturgie. In definitiva, l’avvocato Ottolenghi – in questa testimonianza al professor Greppi – afferma che si può senz’altro ritenere che d’Entrèves non fosse responsabile di una scorrettezza, consistente nell’aver approfittato della disgrazia del collega. Aveva, invece, contribuito a dare soluzione a un grosso problema. Sicut erat in votis, Ottolenghi tornò alla sua cattedra dopo la caduta del regime.

Nel 1942, a seguito del collocamento a riposo di Gioele Solari, la cattedra di Filosofia del diritto nell’Università di Torino rimane vacante, in quanto lo studioso valdostano – nonostante le pressioni da parte del Consiglio di Facoltà – non intende succedere al suo maestro. Tale volontà è sintomo del deterioramento del rapporto tra maestro e allievo. Infatti, i due accademici avevano iniziato ad allontanarsi già a seguito della scelta di Passerin d’Entrèves di optare nel 1935 per l’insegnamento di Storia delle dottrine politiche invece che della Filosofia del diritto, decisione vissuta dal Solari come un discostamento dell’allievo dal proprio magistero. Sempre nel 1942, il conte Passerin d’Entrèves è chiamato al servizio militare con il grado di capitano degli alpini. In tale veste partecipa alla commissione d’armistizio tra la Francia e l’Italia. A seguito della caduta del regime fascista e l’avvento dell’occupazione tedesca, egli aderisce alla lotta di liberazione in Valle d’Aosta, sua regione d’origine, con la quale ha sempre mantenuto uno stretto legame. In tale contesto, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia lo nomina prefetto di Aosta: in questa veste, Passerin d’Entrèves si spende in prima persona per tutelare l’autonomia della Valle d’Aosta nel nuovo ordinamento costituzionale italiano rispetto alla possibilità di una sua annessione alla Francia.

 

La prestigiosa docenza presso l’Università di Oxford e il rientro definitivo a Torino

Nel 1944 Alessandro Passerin d’Entrèves propone alla Facoltà giuridica torinese di riattivare il corso di Filosofia del diritto, sospeso da due anni, chiamando in cattedra un altro allievo del Solari, Norberto Bobbio. Intanto, il suo magistero internazionalista a Torino volge al termine. “Restituita” la cattedra di diritto internazionale al collega Giuseppe Ottolenghi, Passerin d’Entrèves è richiamato nel 1945 a Oxford, per assumere l’incarico di Serena Professor of Italian (professore di studi italiani). Tale nomina rappresenta un altissimo riconoscimento dei suoi meriti scientifici, ed è accompagnata da alcuni insegnamenti tenuti oltreoceano presso le Università di Chicago e di Harvard. Rimane presso l’ateneo britannico per circa undici anni, durante i quali diviene amico personale di Herbert Hart.

Se tredici anni prima era stato Alessandro Passerin d’Entrèves a redigere la chiamata ufficiale di Norberto Bobbio alla cattedra di filosofia del diritto nell’Università di Torino, ora è proprio quest’ultimo a farsi promotore del rientro definitivo dell’amico e collega presso l’ateneo piemontese. Nel 1957 lo studioso valdostano diviene professore di dottrina dello Stato nella Facoltà giuridica dell’Università di Torino. Sono questi gli anni della piena maturità del suo magistero, che  ha ottenuto ampio apprezzamento in ambito nazionale e internazionale. Non mancano, infatti, degli incarichi di insegnamento presso prestigiosi atenei all’estero: tra questi vanno sicuramente ricordati i corsi semestrali in storia delle dottrine politiche e filosofia del diritto tenuti presso la Yale University. Passerin d’Entrèves si adopera, inoltre, per il pieno riconoscimento nelle università italiane della propria disciplina, fino a quel momento denominata Dottrina dello Stato. A seguito di varie discussioni in seno alla Facoltà, nel 1966 lo studioso valdostano ottiene finalmente il cambio di denominazione del corso in Filosofia politica, più congeniale all’impostazione del suo magistero. A tale battaglia si aggiunge anche quella relativa alla costituzione di un'autonoma Facoltà di scienze politiche presso l’Università di Torino, primo esempio di questo tipo nel panorama universitario italiano. Alessandro Passerin d’Entrèves diviene nel 1969 il primo preside della nuova Facoltà, incarico che mantiene fino al 1973 quando gli subentra Norberto Bobbio. Sempre quest’ultimo è invitato dall’amico e collega a subentrargli nella titolarità della cattedra di Filosofia politica, a seguito del suo collocamento fuori ruolo nel 1972.

 

Gli ultimi anni a Cavoretto

Lasciato l’insegnamento universitario, il Passerin d’Entrèves si dedica alla pubblicazione di articoli sul quotidiano La Stampa. Egli riprende e porta avanti alcune riflessioni relative all’autonomia della Valle d’Aosta, da lui spesso chiamata “petite patrie”. Nel 1978 Alessandro Passerin d’Entrèves riceve dalla Sorbona di Parigi la laurea ad honorem, solamente l’ultimo di una lunga serie di riconoscimenti ricevuti nel corso della sua altissima carriera accademica. Infatti, il professore è membro di numerose istituzioni scientifiche nazionali, tra le quali vanno certamente ricordati l’Accademia Nazionale dei Lincei, la Deputazione Subalpina di Storia Patria, nonché internazionali, tra cui l’Institut International de Philosophie Politique, l’American Academy of Art and Sciences, l’International Law Association e la Royal Historical Society. Nel 1982 è altresì nominato presidente dell’Accademia delle Scienze di Torino.

Negli ultimi anni Passerin si ritira presso la sua villa di Cavoretto, a Torino, dove riceve spesso amici ed ex colleghi, tra i quali Norberto Bobbio. In tali occasioni, lo studioso rivela a quest’ultimo la sua intenzione di scrivere un romanzo, forse autobiografico, della cui bozza non è rimasta purtroppo traccia. Il conte valdostano intrattiene un rapporto vivace e saldo con gli abitanti del borgo, facilitato anche dalla sua conoscenza del dialetto locale. Bobbio narra addirittura che l’ex professore per un certo periodo di tempo si recasse nel pomeriggio ad un piccolo cantiere edile, al fine di aiutare gli operai in alcuni lavori manuali. Consumato da una lunga malattia, Alessandro Passerin d’Entrèves muore il 15 dicembre 1985 nella sua abitazione a Cavoretto. Al professore valdostano è oggi dedicata la Biblioteca “Alessandro Passerin d’Entrèves” della Città di Torino, fondata nel 1992 e situata nella settecentesca Cascina Gaione.

 

Un ampio ventaglio di interessi scientifici

Il magistero di Alessandro Passerin d’Entrèves è principalmente dedicato allo studio della filosofia del diritto e della dottrina dello Stato, interessi scientifici che il professore continua a coltivare anche nel corso della breve parentesi quale docente di diritto internazionale nell’Università Torino. Allo stesso tempo, egli si presenta come uno studioso veramente poliedrico, capace di spaziare anche sulla storia del pensiero politico e sull’approfondimento delle lingue e delle letterature europee.

Per quanto la prima opera pubblicata dal Passerin d’Entrèves, ovvero la sua tesi di laurea, sia dedicata alla filosofia di Hegel, quest’ultima risulta in realtà piuttosto lontana dal pensiero del giovane studioso valdostano. Al riguardo, Norberto Bobbio sottolinea che tale dissertazione costituisce “una ouverture senza seguito”: il Passerin non tornerà più sulla filosofia di Hegel nel corso del proprio magistero, se non con una breve antologia di scritti di tale filosofo destinata all’utilizzo nelle scuole. Ciononostante, ne Il fondamento della filosofia giuridica di G.G.F. Hegel il giovane studioso dimostra un “promettente ingegno”  in quanto, come sottolineato da Gioele Solari nella prefazione, l’autore sembra perseguire l’intento di “superare il dissidio tra la concezione kantiana della libertà intesa come espressione della personalità morale dell’uomo, e il concetto della libertà oggettiva che si attua e si concerta nella Società e nello Stato”. Il successivo sviluppo della sua produzione scientifica dimostra, invece, che l’indirizzo seguito dal Passerin d’Entrèves è in realtà differente da quello auspicato da Solari nella sua prefazione. Infatti, entrambi gli allievi del Solari, Passerin d’Entrèves e Bobbio, rimangono fedeli ad una concezione soggettiva ed individualistica della libertà. In ogni caso, le teorie prospettate dal futuro professore sono particolarmente interessanti. Infatti, mettere in luce il valore della “conquista della libertà” in antitesi con uno Stato etico totalizzante (che peraltro, andava affermandosi in Italia negli anni ’20 del secolo scorso) appare scontrarsi con gli orientamenti dottrinali dell’epoca.

Negli anni successivi, l’accademico valdostano si dedica allo studio di Marx, a seguito del quale giunge a pubblicare alcuni saggi, per poi approdare allo studio del diritto naturale – vero fulcro del magistero di Alessandro Passerin d’Entrèves (al quale più ampia trattazione è dedicata nel contesto del paragrafo successivo). Tali studi abbracciano l’intero periodo dei suoi soggiorni di ricerca in Gran Bretagna e in Germania, nonché i  due periodi di insegnamento a Torino. Tuttavia, il passaggio all’Università di Oxford porta alcune novità nel magistero di Alessandro Passerin d’Entrèves. Nella sua nuova veste di Serena Professor of Italian, egli si dedica all’analisi del pensiero politico di alcuni grandi classici della letteratura italiana, con particolare riferimento a Dante, Machiavelli e Manzoni. Nelle opere di questi autori il Passerin rinviene il primato della politica – manifestatasi compiutamente con l’ascesa della classe borghese – la quale non può tuttavia essere scissa dall’etica e dalla morale. A tale riflessione si accostano alcuni studi politologici, concernenti in particolare il rapporto tra liberalismo, conservatorismo e rivoluzionarismo.

Nell’ampio panorama di studi del d’Entrèves non mancano, infine, alcune riflessioni sul concetto di “nazionalità”, un tema particolarmente interessante anche sotto il profilo internazionalistico. Il primo titolare della cattedra torinese di diritto internazionale, Pasquale Stanislao Mancini, aveva infatti posto il concetto di nazionalità quale autentico fondamento della comunità degli Stati, una visione diametralmente opposta rispetto a quella sostenuta dalle maggiori dinastie europee nel XIX secolo. Muovendosi in uno scenario storico marcatamente differente, caratterizzato dalle ferite lasciate dai regimi totalitari, il d’Entrèves affronta il tema della nazionalità sotto una diversa luce. Riprendendo gli studi dell’amico e collega Federico Chabod nel saggio Les bornes du royaume, Alessandro Passerin d’Entrèves difende una concezione “essenzialmente spirituale” della nazionalità che, nonostante le ferite delle precedenti derive nazionalistiche, “poteva […] ancora essere giustificata e tuttora salvaguardata”. Nella ricostruzione di Passerin d’Entrèves, l’idea di nazione viene ricondotta a quella di libertà, una prospettiva piuttosto vicina a quella avanzata secoli prima da Rousseau. A tali riflessioni l’autore ricollega la difesa dell’autonomia regionale della Valle d’Aosta – territorio che d’Entrèves, in qualità di prefetto nominato dal CLN, aveva contribuito a salvaguardare da una possibile annessione alla Francia – nonché l’auspicio di una futura autentica integrazione europea, priva dei veleni del nazionalismo.

 

Dalla dottrina del diritto naturale alla dottrina dello Stato

Il vero fulcro dell’attività  scientifica di Alessandro Passerin d’Entrèves è la teoria del diritto naturale, tema al quale l’autore riserva particolare attenzione. L’interesse per tale argomento deriva dai suoi soggiorni di studio all’estero, nel contesto dei quali egli ha avuto modo di conoscere ed apprezzare il pensiero inglese e tedesco. A inaugurare il filone di opere dedicate al diritto naturale è il saggio Il concetto di diritto naturale cristiano e la sua storia secondo E. Troeltsch, pubblicato nella collana della Regia Accademia delle Scienze nel 1925, e redatto a seguito di un periodo di studio e ricerca in Germania.

Nel corso del suo soggiorno ad Oxford, il giovane studioso viene incoraggiato dai fratelli Carlyle allo studio delle dottrine medievali. Si tratta di una scelta piuttosto innovativa per un accademico italiano, che rappresenta per lui occasione di notevole arricchimento. È in tale filone di studi che Alessandro Passerin d’Entrèves consegue nel 1932 il dottorato di ricerca presso l’Università di Oxford, presentando una tesi sul pensiero politico e giuridico di Richard Hooker. La scelta di questo argomento non è casuale: il pensiero di Richard Hooker, anticipatore del giusnaturalismo e del contrattualismo, è inteso dal d’Entrèves quale tappa irrinunciabile per la comprensione della filosofia pre-illuministica inglese, in particolare per quanto concerne la fondazione dello Stato e della giustizia. Il pensiero di Hooker non rappresenta l’unico oggetto dei suoi studi, in quanto egli si dedica altresì all’approfondimento della visione politica di San Tommaso d’Aquino e della sua influenza sul costituzionalismo britannico. Dallo studio e rielaborazione del pensiero di questi tre autori, Alessandro Passerin d’Entrèves giunge a definire il fondamento dell’ “obbligo politico”, ovvero la legittimità del governo nella concezione moderna dello Stato fondata sul contrattualismo. I risultati di tali studi sono raccolti in numerosi scritti, tra i quali vanno ricordati La teoria del diritto naturale e della politica in Inghilterra (1929), R. Hooker. Contributo alla teoria e alla storia del diritto naturale (1932), La filosofia politica medievale. Appunti di storia delle dottrine politiche (1934), nonché la monografia The Medieval Contribution to Political Thought. Thomas Aquinas, Marsilius of Padua, Richard Hooker, pubblicata ad Oxford nel 1939. In quest’opera l’autore offre al lettore una ricostruzione sistematica dei temi che accompagneranno sempre il suo magistero, ovvero il problema dell’obbligo politico e della legittimità dello Stato.

Tali tematiche rimangono al centro degli interessi accademici di d’Entrèves anche nel corso della sua titolarità della cattedra di diritto internazionale presso l’Università di Torino. Infatti, le sue lezioni vertono principalmente sulla storia della filosofia politica e della “obbligazione politica”, dando così modo al filosofo di trasporre i propri studi nell’ambito internazionalistico. Tuttavia, le riflessioni circa la dottrina dello Stato, il potere e l’autorità rimangono protagoniste del magistero di d’Entrèves anche a seguito del suo successivo rientro definitivo a Torino nel 1956. In tali anni vede la luce la monografia La dottrina dello Stato. Elementi di analisi e di interpretazione, opera che racchiude e sistematizza il suo pensiero filosofico e storico. Inoltre, nel saggio Obbedienza e resistenza in una società democratica, il professore valdostano si cimenta nell’analisi del cruciale rapporto tra “legalità” e “legittimità” nel sistema democratico, che lo porta nuovamente a porre la libertà politica a fondamento della società contemporanea.

La scelta del d’Entrèves di dedicare gran parte della propria opera scientifica alla dottrina del diritto naturale appare piuttosto coraggiosa sul piano accademico. Gli anni ’30 del secolo scorso sono infatti dominati dal clima positivista, che porta a identificare la figura del giurista alla stregua di un tecnico del diritto positivo. In contrasto con tale tendenza, Alessandro Passerin d’Entrèves si pone in una prospettiva kantiana. La dottrina del diritto naturale è da lui intesa quale base di un sistema di diritto universale, che dischiude il fondamento razionale dell’etica. In quest’ultima si ravvisa, nella ricostruzione proposta, una “teoria dei diritti naturali” che trova diverse manifestazioni concrete lungo i secoli. La ricostruzione proposta non vuole così essere una semplice riproposizione o difesa dei precedenti sistemi di diritto naturale, dove il diritto tende spesso a confondersi con l’etica, intendendo invece argomentare la fondamentale separazione tra diritto e morale. Per quanto molti autori dell’epoca tendessero a eludere tali problematiche, discostandosi completamente dal giusnaturalismo, il magistero del d’Entrèves ha il merito di disvelare come il fondamento del diritto e la definizione dei suoi confini rimangano questioni imprescindibili per la filosofia del diritto. Tali tesi sono efficacemente esposte nella monografia intitolata Natural Law, an Introduction to Legal Philosophy edita a Londra nel 1951, nonché nella successiva edizione italiana La dottrina del diritto naturale. Saggio di interpretazione storico-critica. Quest’ultima opera riscuote un largo successo, tanto da portare l’autore ad aggiornarla e integrarla in riedizioni successive fino al 1980. È interessante notare come in apertura della Dottrina del diritto naturale d’Entrèves rimarca il ruolo fondamentale della comunità accademica torinese nella formazione del suo pensiero. Nell’ampio ventaglio di soggiorni di ricerca e attività di insegnamento all’estero, la Facoltà giuridica dell’Università di Torino rimane il vero punto di riferimento del magistero di Alessandro Passerin d’Entrèves, definita dallo studioso stesso quale il suo “illuminismo”.

Opere

Monografie

Il fondamento della filosofia giuridica di G.G.F. Hegel, Torino, Piero Gobetti Editore, 1924.

La teoria del diritto e della politica in Inghilterra all’inizio dell’età moderna, Torino, Istituto giuridico della R. Università, 1929.

R. Hooker. Contributo alla teoria e alla storia del diritto naturale, Torino, Istituto giuridico della R. Università, 1932.

La filosofia politica medioevale : appunti di storia delle dottrine politiche, Torino, Giappichelli, 1934.

Il negozio giuridico: saggio di filosofia del diritto, Torino, R. Gayet, 1934.

Morale, diritto ed economia, Pavia, Libreria Internazionale F.lli Treves, 1937.

The Medieval Contribution to Political Thought. Thomas Aquinas, Marsilius of Padua, Richard Hooker, Oxford, Oxford University Press, 1939.

Natural Law, an Introduction to Legal Philosophy, London-New York-Melbourne, Hutchinsons University library, 1951.

Italy in Europe, Nottingham, University of Nottingham, 1952.

Dante politico ed altri saggi, Torino, Einaudi, 1955.

La dottrina dello Stato. Elementi di analisi e di interpretazione, Torino, Giappichelli, 1962.

La dottrina del diritto naturale, Milano, Edizioni di Comunità, 1962.

The notion of the State: an introduction to political theory, Oxford, Oxford University Press, 1967.

La nocion del estado, Madrid, Centro de estudios universitarios, 1967.

Obbedienza e resistenza in una società democratica e altri saggi, Milano, Edizioni di Comunità, 1970.

Per la storia del pensiero politico medievale: pagine sparse, Torino, Giappichelli, 1970.

La filosofia della politica, Torino, Utet, 1972.

La dottrina del diritto naturale, Milano, Edizioni di Comunità, 1979.

Il palchetto assegnato agli statisti e altri scritti di varia politica, Milano, Franco Angeli, 1979.

Scritti sulla Valle d’Aosta, Bologna, Boni, 1979.

Les bornes du royaume: écrits de philosophie politique et d'histoire valdôtaine, Milano, Franco Angeli, 1984.

 

Articoli e saggi in periodici

Genealogia marxista, in La rivoluzione liberale, 1922.

Il concetto di diritto naturale cristiano e la sua storia secondo E. Troeltsch, in Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 1925-26.

San Tommaso d'Acquino e la costituzione inglese nell'opera di Sir John Fortescue, in Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 1927.

Il problema dell'obbligazione politica nel pensiero inglese contemporaneo, in Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto, 1928.

Il pensiero sociale del cristianesimo, in La riforma sociale, 1933.

Giovanni Althusio e il problema metodologico nella storia della filosofia politica e giuridica, in Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto, 1934.

Rileggendo il Defensor pacis”, in Rivista storica italiana, 1934.

Diritto naturale e distinzione fra morale e diritto nel pensiero di S. Tommaso D'Aquino, in Rivista di Filosofia neo-scolastica, 1937.

R. Hooker. Contributo alla teoria e alla storia del diritto naturale, in Memorie dell’Istituto giuridico, 1932.

Diritto naturale e distinzione tra morale e diritto nel pensiero di San Tommaso d’Aquino, in Rivista di Filosofia Neo-Scolastica, 1937.

La fortuna di Marsiglio da Padova in Inghilterra, in Giornale degli economisti, 1940.

Alessandro Manzoni: annual italian lecture of British Academy, in Proceedings of the British Academy, 1949.

Immortal Machiavelli, in Measure; A critical Journal, 1950.

Anglophobia in present-day Italy, in The Listener, 1953.

The case for natural law re-examined, in Natural Law Forum, 1956.

Scopo e necessità di un insegnamento di filosofia politica, in Il politico, 1966.

La liberté politique: quelques problèmes de définition, in Revue Philosophique de la France et de l’Etranger, 1969 .

Sul concetto di libertà politica, in Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto, 1969.

 

Voci enciclopediche e contributi in opere collettive

Morale, in Dizionario pratico del diritto privato, Vol. 3, Milano, Vallardi, 1930-1936.

Relazione al CLN regionale sulla Valle d’Aosta del prefetto Passerin d’Entrèves, 15 maggio 1945, in S. Caveri, Souvenirs et révélations. Vallée d’Aoste, 1927-1948, Bonnville, Imprimerie Plancher, 1968.

La filosofia della politica, in L. Firpo (a cura di), Storia delle idee politiche, economiche e sociali, Torino, Utet, 1972.

Filosofia della politica, in Dizionario di politica, Torino, Utet, 1976.

 

Bibliografia essenziale

R. BERTOLINO, “Alessandro Passerin d’Entrèves. Primo preside della facoltà di Scienze Politiche”, in G. M. BRAVO (a cura di), Alessandro Passerin D’Entrèves (1902-1985). Politica, filosofia, accademia, cosmopolitismo e “piccola patria”, Milano, Franco Angeli, 2004, p. 15 et seq.

N. BOBBIO, “Alessandro Passerin d’Entrèves”, in G. M. BRAVO (a cura di), Un’eredità intellettuale. Maestri e allievi della Facoltà di Scienze Politiche di Torino, Antella-Firenze, Passigli Editori, 1997, p. 245 et seq.

L. BONANATE, “Testimonianza”, in G. M. BRAVO (a cura di), Alessandro Passerin D’Entrèves (1902-1985). Politica, filosofia, accademia, cosmopolitismo e “piccola patria”, Milano, Franco Angeli, 2004, p. 74 et seq.

G. M. BRAVO, “Alessandro Passerin d’Entrèves”, in G. M. BRAVO (a cura di), Un’eredità intellettuale. Maestri e allievi della Facoltà di Scienze Politiche di Torino, Antella-Firenze, Passigli Editori, 1997, p. 53 et seq.

G. M. BRAVO, “Alessandro Passerin d’Entrèves. Uomo di cultura e cittadino europeo”, in G. M. BRAVO (a cura di), Alessandro Passerin D’Entrèves (1902-1985). Politica, filosofia, accademia, cosmopolitismo e “piccola patria”, Milano, Franco Angeli, 2004, p. 25 et seq.

A. D’ORSI, Allievi e Maestri. L’Università di Torino nell’Otto-Novecento, Torino, Celid, 2002.

A. D’ORSI, “Da studente a professore: Alessandro Passerin d’Entrèves all’Università di Torino”, in A. D’ORSI (a cura di), Quaderni di storia dell’Università di Torino, Vol. VI, Torino, Il Segnalibro, 2002, p. 73 et seq.

A. D’ORSI, “Alessandro Passerin d’Entrèves e l’Università di Torino”, in G. M. BRAVO (a cura di), Alessandro Passerin D’Entrèves (1902-1985). Politica, filosofia, accademia, cosmopolitismo e “piccola patria”, Milano, Franco Angeli, 2004, p. 33 et seq.

P. SILVESTRI, “Passerin d’Entrèves, Alessandro”, in Dizionario Biografico degli italiani, Vol. 81, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2015.

E. VITALE, “Passerin d’Entrèves, Alessandro”, in I. BIROCCHI, E. CORTESE, A. MATTONE E M. N. MILETTI (cura), Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), Vol. 2, Bologna, Il Mulino, 2013, p. 1519 et seq.

 

 

 

A cura del dott. Lorenzo Grossio