Professore ordinario di diritto internazionale nella Regia Università degli Studi di Torino - Deputato del Regno d’Italia
Guido Fusinato nasce a Castelfranco Veneto il 15 febbraio
1860 da Arnaldo
Fusinato, celebre poeta
popolare, e da Erminia
Fuà, anch’essa poetessa
e scrittrice. Iscrittosi
all’Università di Roma,
intraprende gli studi
universitari in Giurisprudenza, laureandosi nel 1880. In
seguito al conseguimento
del titolo, prosegue i
propri studi e la
propria preparazione
culturale a Berlino,
allora capitale del Reich bismarckiano, rimanendovi per due anni.
Rientrato successivamente in Italia, Fusinato intraprende una
rapida e brillante
carriera accademica.
Infatti, già nel 1883 è
chiamato come professore
incaricato di diritto
internazionale presso
l'Università di
Macerata, divenendo
altresì, dopo soli due
anni di attività,
affidatario della
cattedra di legislazione
comparata.
Guido Fusinato approda alla
Regia Università degli Studi di Torino
nel 1885, ottenendo a
soli 25 anni la cattedra
di diritto
internazionale in
qualità di professore
straordinario. Tra il
1888 ed il 1892,
ripercorrendo il cursus
honorum relativo
alla precedente
esperienza maceratese,
Fusinato diviene altresì
assegnatario della
cattedra di legislazione
comparata. La sua
brillante carriera
accademica prosegue in
tempi piuttosto brevi,
in quanto già nel 1890 è
promosso professore
ordinario presso
l’ateneo torinese.
La carriera di
Fusinato non si limita,
tuttavia, al solo ambito
accademico. Decorato nel
1886 con la medaglia
d’argento al valore
della Marina,
assegnatagli per aver
salvato la vita a una
donna che stava
affogando nelle acque di
Civitavecchia, egli è
eletto per la prima
volta alla Camera dei
deputati nel 1892 come
rappresentante del
collegio di Feltre,
sedendo tra i banchi
della Destra liberale.
Anche in occasione del
mandato di deputato del
Regno, Fusinato si
dedica principalmente a
questioni di politica
estera e di diritto
internazionale, un
impegno che lo porta a
far parte di numerose
commissioni
parlamentari. Nelle sue
funzioni di deputato, il
Sarti lo descrive come
“uno degli elementi più
ragguardevoli e su cui
si fondano le maggiori
speranze. Oratore caldo
e simpatico, parla
spesso ed è
ascoltatissimo”. Il
medesimo autore afferma:
“ricordo specialmente un
discorso da lui
pronunciato nel 1894,
misto di politica, di
diplomazia e di
religione, che portò una
nota di eleganza
polemica nella pedestre
prosa della discussione
dei bilanci ed ebbe
grande successo”. Negli
stessi anni aderisce
alla massoneria, del
quale egli rappresenta
uno degli esponenti più
illustri.
Al 1899 risalgono i
primi incarichi
governativi: nel maggio
di quell’anno Fusinato è
nominato sottosegretario
al ministero degli
Affari esteri nel
secondo governo Pelloux,
affiancando il
ministro
che all'epoca era Emilio
Visconti Venosta,
conservando il medesimo
incarico anche nel
successivo governo
Saracco (dal giugno 1900
al febbraio 1901). In
tale veste egli si
occupa principalmente di
questioni relative alla
politica coloniale
italiana, tra le quali
vanno ricordate
l’istituzione della
Concessione italiana a
Tientsin e la gestione
dei problemi finanziari
e territoriali relativi
ai possedimenti italiani
in Africa. Dopo un breve
intervallo di poco più
di un anno, nel novembre
1903 Fusinato è
nuovamente nominato
sottosegretario agli
Esteri nel secondo
governo Giolitti,
durante il mandato del
ministro Tommaso
Tittoni, venendo poi
riconfermato nel governo
Fortis fino alle
dimissioni del relativo
gabinetto, rassegnate
nel dicembre 1905. Nel
corso del proprio
incarico egli persegue
le direzioni principali
della politica estera
giolittiana, miranti a
una maggiore libertà di
azione e a un più
rilevante ruolo
dell’Italia
sul piano
internazionale, pur nel
rispetto degli impegni
relativi alla Triplice
alleanza che dal 1882
legava il Paese
all’Austria-Ungheria ed
al
Reich tedesco.
Terminato il mandato di
sottosegretario,
Fusinato è chiamato a
ricoprire il ruolo di
ministro della Pubblica
Istruzione nel terzo
governo Giolitti per il
breve intervallo tra il
29 maggio ed il 1°
agosto 1906. La carriera
amministrativa di
Fusinato non termina con
le dimissioni da
ministro. Infatti, alla
luce del suo interesse,
anche accademico come si
vedrà infra,
per la materia
dell’arbitrato
internazionale, egli è
chiamato a rappresentare
il nostro Paese in
occasione di numerose
conferenze
internazionali sul tema.
Tra queste vanno
sicuramente citate
quelle tenutasi all’Aja
nel 1907 e a Londra nel
1908-1909, ove Fusinato
partecipa in prima
persona al processo di
codificazione del
diritto marittimo di
guerra. Inoltre, negli
stessi anni egli è
chiamato a far parte di
un discreto numero di
collegi arbitrali
internazionali: a titolo
esemplificativo, si
possono ricordare il
procedimento arbitrale
che nel 1908-09 risolve
la questione tra Francia
e Germania per i fatti
di Casablanca, quello
del 1912 avente ad
oggetto la vertenza tra
l'Italia e il Perù
relativa alla questione
del Canevaro, nonché
l’arbitrato concernente
la controversia tra
l'Italia e la Francia
per gli incidenti delle
navi "Manouba",
"Carthage" e "Tavignano"
svoltosi nel 1913. In
tali occasioni, gli
osservatori dell’epoca
affermano che Fusinato
abbia sempre dato prova
di grande raffinatezza
interpretativa e di
notevole equilibrio
politico. La figura di
Fusinato sullo scenario
politico e diplomatico è
definita da Bosworth
come “una delle più
vaghe, ma più importanti
del decennio
giolittiano”, in quanto
in più occasioni
dimostra di essere “uno
dei più fedeli agenti di
Giolitti”.
Nel frattempo, la
carriera accademica
di Fusinato presso
l’ateneo piemontese si
avvicina ad un punto di
svolta. Infatti, dopo
aver declinato l'offerta
di trasferimento presso
l'Università di Roma,
nel marzo 1907 egli
rinuncia alla cattedra
di diritto
internazionale a Torino,
ricevendo l’anno
successivo il titolo di
professore emerito ed
entrando successivamente
a far parte del
Consiglio di Stato. Va
altresì ricordato che,
durante la sua brillante
carriera, Fusinato
ricopre i ruoli
di membro dell'Institut
de droit international, di vicepresidente del Consiglio del
contenzioso diplomatico
e di presidente del
Consiglio superiore
della Istruzione
pubblica.
Pur non ricoprendo
incarichi di natura
politica o governativa,
Fusinato continua a
contribuire in modo
rilevante alla politica
estera del nostro Paese,
distinguendosi in ogni
sede per la propria
competenza e
moderatezza. Incaricato
da Giolitti, insieme con
Pietro Bertolini e
Giuseppe Volpi, di
condurre le trattative
di pace con l'Impero
turco, egli conferma
nuovamente la propria
linea politica moderata
e lontana dagli eccessi
del pensiero
nazionalista allora
dominante, mostrandosi
disponibile verso non
poche richieste avanzate
dal governo turco. Tale
circostanza lo rende
bersaglio, insieme al
resto della delegazione
italiana partecipante
alle trattative che
hanno portato alla
stipula del Trattato di
Losanna del 18 ottobre
1912, delle dure
rimostranze della stampa
nazionalista. Il suo
ultimo incarico pubblico
è costituito dalla
formulazione nel 1913 –
su richiesta del
Ministro degli Esteri –
del parere intitolato
“Sul diritto dell'Italia
di non restituire alla
Turchia le isole
dell'Egeo” mentre,
nell'agosto dello stesso
anno, giunge quale
ultimo riconoscimento
accademico la laurea honoris
causa conferitagli
dall'Università di
Oxford.
Guido Fusinato muore
suicida il 22 settembre
1914 a Schio. Circa i
motivi della scelta
estrema, Salvemini
ipotizza che essa sia
maturata dall'angoscia
dell’assistere al
graduale venir meno
dell'Italia ai propri
impegni nei confronti
della Triplice Alleanza,
trattato militare
denunciato dall’Italia
nel maggio 1915 per
entrare nel primo
conflitto mondiale al
fianco delle potenze
della Triplice Intesa,
secondo i termini del
Patto di Londra del 26
aprile dello stesso
anno. Tale
preoccupazione, sempre
ad opinione dello
storico, è aggravata
dalla consapevolezza
dell’impreparazione
bellica del Paese,
peraltro sottolineata in
alcune lettere di
Fusinato
a Giolitti del 19 e 20
agosto 1914, circa un
mese prima della morte.
La prima attività
accademica di
Fusinato, riconducibile
al periodo maceratese,
si caratterizza per una
vasta e prolifica
produzione scientifica,
capace di coprire un
ampio spettro tematico.
Per quanto concerne il
diritto internazionale
pubblico, i suoi scritti
si focalizzano sul
tentativo di
rintracciare nella
tradizione romanistica i
precedenti della
disciplina che regola i
rapporti tra Stati. In
tale prospettiva si
colloca
il saggio “Alcune
considerazioni sopra la
regola Dies interpellat pro homine in diritto romano”,
pubblicato nel 1882,
nonché la monografia
Dei feziali e del
diritto feziale.
Contributo alla storia
del diritto pubblico
esterno di Roma,
edita a Roma nel 1884
nella collana delle
“Memorie” della Regia
Accademia dei Lincei.
Tale scritto è
particolarmente
esemplificativo
dell’orientamento
scientifico di
Fusinato, in quanto egli
sostiene, in adesione
alle posizioni di Vogit,
che
lo ius
fetiale romano
costituisse il cuore
pulsante delle
primordiali regole del
diritto internazionale
allora conosciuto,
dimostrando come la
civiltà romana avesse
conosciuto tale branca
del diritto sin dai
propri albori.
A tali studi si
aggiungono le ricerche
nell’ambito del diritto
internazionale privato.
In tale campo, Fusinato
si occupa sia
dell’analisi di istituti
giuridici oggi
scomparsi, quali il
diritto di albinaggio,
sia di questioni
problematiche allora
altamente dibattute, tra
le quali emerge il
dibattito intorno al
riconoscimento nel
nostro ordinamento
giuridico dei
provvedimenti
giurisdizionali
stranieri. In tale
ottica è da ricordare la
monografia, anch’essa
pubblicato nel 1884,
intitolata
L'esecuzione delle
sentenze straniere in
materia civile e
commerciale, nella
quale Guido Fusinato
giunge addirittura alla
formulazione di uno
schema di convenzione
internazionale in nove
punti, da presentare nel
contesto di una futura
conferenza
internazionale per la
disciplina della
materia. Nello stesso
filone di studi si
colloca il saggio
“Questioni di diritto
internazionale privato”,
nel corso del quale
Fusinato analizza la
competenza dei tribunali
italiani nelle
"questioni di stato che
si agitino fra
stranieri" – con
particolare riferimento
al riconoscimento del
divorzio tra stranieri
sposati e residenti in
Italia
–
alla luce del principio locus
regit actum.
L’attività accademica
presso l’Università di
Macerata è coronata
dalla pubblicazione
della raccolta delle
proprie lezioni
nell’opera in due volumi
intitolata
Introduzione ad un corso di diritto internazionale pubblico e privato,
testo che si inserisce
nell’insieme dei manuali
di diritto
internazionale editi in
Italia nella seconda
metà del XIX secolo.
Relativamente al periodo
maceratese va altresì
ricordata la fondazione
nel 1883, insieme a
Francesco Schupfer,
della
Rivista critica di
scienze giuridiche e
sociali,
successivamente
rinominata in
Rivista italiana per le
scienze giuridiche.
Il magistero di Guido
Fusinato presso
l’Università di Torino
si colloca in piena
continuità con la
tradizione della
cattedra di diritto
internazionale
dell’ateneo piemontese.
Infatti, egli pubblica
nel 1885
Il principio della
scuola italiana nel
diritto privato
internazionale,
in cui ribadisce la sua
adesione all'indirizzo –
inaugurato proprio a
Torino nel 1851 da
Pasquale Stanislao
Mancini con la propria
prolusione
–
che vede nel principio
di nazionalità il
cardine delle relazioni
internazionali. Tale
orientamento, che ha
avuto particolare
fortuna nell’ambiente
accademico italiano, è
stato ulteriormente
approfondito da Fusinato
nel volume dal titolo
Le mutazioni
territoriali. Il loro
fondamento giuridico e
le loro conseguenze,
nel quale egli pone
l’attenzione
sull’importanza
dell’elemento
psicologico nella
popolazione
nel processo di
formazione dell’identità
nazionale, soprattutto
in relazione ai modi di
acquisto territoriale
riconosciuti dal diritto
internazionale.
L’interesse accademico di
Fusinato per il
principio di nazionalità
non si esaurisce
tuttavia con questi
ultimi contributi.
Infatti, nello stesso
filone di studi si
collocano alcuni saggi,
tra i quali è opportuno
ricordare “La teoria
della nazionalità nel
sistema del diritto
pubblico
internazionale”, nel
quale egli ribadisce la
centralità dell'elemento
spirituale nell'idea di
nazione. L’analisi dei
modi di acquisto
territoriale è poi
ripresa nella voce
“Annessione” dell'Enciclopedia
giuridica italiana,
redatta nel 1892.
Anche nel periodo
torinese l’interesse di
Fusinato per il diritto
internazionale privato
rimane fervido. Infatti,
tra il 1888 ed il 1892
egli cura tre “Rassegne
annuali di diritto
internazionale”
inserite nei primi tre
volumi dell’Annuario
di dottrina, di
legislazione e di
giurisprudenza,
nelle quali riporta
ricche note
bibliografiche in merito
all'ordine pubblico,
alle persone giuridiche
e al regime patrimoniale
tra coniugi. Nello
stesso filone di studi
si inserisce la sua
analisi del problema del
cd. “diritto risultante
dalla cooperazione
giuridica
internazionale”, ossia
dei limiti e dei
“complementi
nell'esercizio della
sovranità interna,
dedotti dal principio
della comunità giuridica
internazionale”. Nel
magistero di
Fusinato non manca,
inoltre, la comprensione
di alcuni profili
problematici di diritto
civile, afferenti in
particolare al diritto
del lavoro. È del 1887
il suo saggio “Gli
infortuni sul lavoro e
il diritto civile”, nel
quale egli sostiene la
sussistenza dell'obbligo
giuridico di erogare
un’indennità al
lavoratore anche qualora
manchi
una “specifica
responsabilità” del
datore di lavoro.
Inoltre, numerosi studi
sono dedicati all'esame
delle forme e dei limiti
dell'applicazione
nell’ordinamento
giuridico italiano del
principio locus
regit actum.
L’impronta di
internazionalista “a
tutto tondo” di
Fusinato è comprovata
dal merito di essere
stato uno dei primi
studiosi ad aver
contribuito alla
sistematizzazione della
disciplina conosciuta
come diritto
amministrativo
internazionale. Inoltre,
va ricordato un suo
importante scritto in
materia di diritto
penale internazionale
dal titolo “Des délits
commis à l’étranger,
notamment
d’après le nouveau code
pénal italien”,
piuttosto apprezzato
negli ambienti francesi.
Nonostante che sia stato
sostenuto, da Giannini,
che l’attività
accademica è stata presto
assorbita “dall’attività
svolta in sussidio della
nostra diplomazia”, in
realtà l’attività
politica non allontana
mai del tutto Fusinato
dagli studi. Infatti,
nel periodo in cui si
collocano i suoi mandati
come sottosegretario al
ministero
degli esteri,
Fusinato pubblica alcuni
pareri, note a sentenza
e brevi saggi, i quali
sia ripercorrono i temi
già precedentemente
trattati sia analizzano
alcune questioni di
politica estera. In
quest’ultimo ambito si
colloca l’attività di
consulenza a beneficio
del Ministro degli
Esteri, svolta
successivamente alle
dimissioni da Ministro
della pubblica
istruzione, a cui si
devono il parere del
giugno 1896 “Sullo stato
di guerra fra
l'Abissinia e l'Italia e
sul diritto dell'Italia
di catturare una nave
olandese (Doelwijk)
carica di contrabbando
di guerra e diretta a un
porto neutrale”, il
parere del 1912 “Sulla
questione sorta fra
l'Italia e l'Inghilterra
relativamente alla linea
di confine fra i
possedimenti dei due
paesi nell'Africa
orientale in seguito
allo spostamento della
foce del Giuba”, nonché
il già citato parere del
1913 “Sul diritto
dell'Italia di non
restituire alla Turchia
le isole dell'Egeo”.
Oltre all’impegno in
prima persona come
arbitro, Guido Fusinato
si dedica all’analisi
dell'arbitrato
internazionale anche dal
punto di vista
accademico, ritenendo
tale strumento
imprescindibile per la
soluzione di
controversie tra Stati
senza il ricorso al
conflitto armato. Di
conseguenza, egli
sostiene nei propri
studi, tra cui il volume
del 1906
Gli ultimi progressi
dell'arbitrato
internazionale. Brevi
note, a proposito di due
recenti convenzioni
generali d’arbitrato
concluse dall'Italia,
l’opportunità di
prevedere
l’obbligatorietà
dell’arbitrato per
alcune categorie
determinate di dispute
internazionali. Il
contributo citato
fornisce altresì
l’occasione all’autore
per illustrare le
convenzioni di arbitrato
sottoscritte, per
iniziativa dello stesso
Fusinato, dall'Italia
con il Perù e con la
Danimarca,
rispettivamente il 18
aprile e il 16 dicembre
1905. Risale invece al
novembre 1911 la
“Relazione al Consiglio
del contenzioso
diplomatico sul diritto
dell'Italia di esigere
il giudizio arbitrale in
alcune sentenze col
Venezuela”.
Gli ultimi anni di
attività di Fusinato
sono caratterizzati da
una ripresa degli studi
di diritto
internazionale privato:
nel 1911 giunge infatti
la pubblicazione della
voce “Delibazione
(Giudizio di)” nell’Enciclopedia
Giuridica Italiana,
nella quale tratta
nuovamente il tema
dell'applicabilità delle
sentenze straniere in
Italia. Di converso, sul
fronte del diritto
internazionale pubblico,
gli ultimi lavori prima
della morte sono
costituiti dal saggio
“Le capitolazioni e la
guerra” e dal parere “La
personalità giuridica
dell'Istituto
internazionale di
agricoltura”, nel quale
l’autore
analizza la convenzione
internazionale da cui
era nato il medesimo
istituto.
Accanto agli studi
accademici, è d’uopo
ricordare che Guido
Fusinato si dedica anche
agli studi letterari,
una propensione
probabilmente
trasmessagli dai
genitori noti
intellettuali. Tuttavia,
il frutto di tali lavori
vede la luce solo
postumo, nel 1920, nel
volume dal titolo
Le idealità della vita
curato dalla sorella
Teresita. Tale opera
raccoglie i testi di
alcune conferenze di
Fusinato, tra le quali
risaltano una lettura
del canto XI del
Purgatorio, uno studio
su S. Francesco
d'Assisi, un lavoro
sugli usi e i costumi,
ormai desueti, della
città veneta di
Chioggia, nonché una
raccolta di poesie
rimaste fino ad allora
inedite.