Pasquale Fiore

(1837-1914)

Professore ordinario di diritto internazionale nella Regia Università di Torino - Senatore del Regno d’Italia

Una vita dedicata allo studio del diritto internazionale pubblico e privato

Conclusi gli studi universitari, Fiore tra il 1860 ed il 1862 si dedica alla docenza nei licei del Regno delle Due Sicilie e, poco dopo, del neonato Regno d’Italia. In tale veste egli ricopre il ruolo di professore di filosofia al liceo di Napoli e, successivamente, di Cremona. Nell’ultimo anno di insegnamento presso la città lombarda, Fiore pubblica la sua prima opera scientifica, gli Elementi di diritto costituzionale Tale pubblicazione segna una vera svolta per la sua carriera: nel 1863 Fiore vince il concorso per il ruolo di Professore ordinario di diritto internazionale nell’Università di Urbino, trasferendosi così nel vivace centro marchigiano. La permanenza ad Urbino si rivela tuttavia di breve durata: già nel 1865 il giovane professore è chiamato ad assumere la titolarità della cattedra di diritto internazionale dell’Università di Pisa. Rimane nella città toscana per circa dieci anni, dedicandosi pienamente agli studi ed alla ricerca. La sua produzione scientifica nel decennio pisano è particolarmente prolifica, portando l’autore a distinguersi nel panorama degli studiosi di diritto internazionale dell’epoca. Il suo magistero ha una notevole risonanza anche sul piano internazionale: già nel 1869 le sue opere iniziano ad essere pubblicate tradotte in lingua francese, trovando ampio apprezzamento nell’accademia d’Oltralpe.

Nel 1875 Pasquale Fiore giunge all’Università di Torino in qualità di Professore ordinario di diritto internazionale. Al suo arrivo nella precedente capitale del Regno, Fiore è ormai un giurista affermato, forte del precedente decennio trascorso presso l’ateneo toscano. Rimane a Torino per circa sette anni, dal 1875 al 1882, anno in cui ottiene il trasferimento presso l’Università di Napoli. Nel capoluogo piemontese, Fiore accosta all’attività accademica anche l’esercizio della professione forense, affermandosi come avvocato civilista nel contesto del foro locale.

Il passaggio all’Università di Napoli, ateneo in cui Fiore aveva compiuto i propri studi universitari, coincide con l’apice della sua carriera accademica. Il giurista ha infatti accumulato larga fama negli anni del proprio magistero, curando una fitta rete di rapporti con i più eminenti studiosi dell’epoca. L’accoglienza favorevole dei propri scritti è testimoniata dal largo numero di periodici con cui Fiore collabora in quegli anni sia a livello nazionale, quali per esempio Il Digesto italiano, di cui assume altresì la co-direzione, e la prestigiosa Rivista di diritto internazionale, sia internazionale, tra cui vanno certamente ricordati il Journal de droit international privé, la Revue de droit international, la Revista de derecho internacional e la Revista de legislation y lunsprudentia de Madrid. A Napoli Fiore assume dapprima la titolarità della cattedra di diritto privato comparato, per poi ricoprire nuovamente il ruolo di Professore ordinario di diritto internazionale. L’aver tenuto entrambi gli insegnamenti è per Fiore fonte di notevole arricchimento accademico: nel corso della sua attività scientifica egli ha sempre tenuto in considerazione il diritto privato e le tecniche comparatistiche quali indispensabile quadro culturale per lo studio del diritto internazionale.

Nel 1902 è chiamato a far parte della Reale Società di Napoli, nonché dell’Institut de droit international membro onorario. Ma altrettanto intensa è l’attività di Fiore nell’ambito delle istituzioni del Regno. Il giurista napoletano è infatti nominato membro del Consiglio del Contenzioso Diplomatico presso il Ministero degli Affari Esteri, nel cui ambito si dedica principalmente alla trattazione di questioni coloniali. È in tale veste che Fiore rappresenta il governo italiano presso la Conferenza di Bruxelles del 1909 sulla proibizione del traffico di armi in Africa. Anche dalla sua cattedra universitaria, Fiore non manca di partecipare attivamente alle principali discussioni politiche del tempo. Tra queste, merita particolare menzione il dibattito circa la legge sul divorzio proposta nel 1881 dal Ministro della giustizia Tommaso Villa. Nella discussione in corso sulla legittimità o meno dell’istituto del divorzio, la posizione di Fiore esposta nel saggio Sulla controversia del divorzio in Italia si caratterizza per moderatezza ed equilibrio. Tra le due tesi opposte, egli sostiene la possibilità di sciogliere il matrimonio qualora sussistano gravi motivi ostativi alla continuazione del vincolo coniugale. Il 26 gennaio 1910, giunto all’età di 73 anni, Pasquale Fiore vede il proprio magistero ufficialmente riconosciuto attraverso la nomina a Senatore del Regno, designazione convalidata dal Senato stesso il 10 marzo successivo. L’attività dello studioso napoletano quale membro della Camera Alta è particolarmente vivace, impegnandosi in prima persona nell’Aula del Senato per la discussione di alcune importanti questioni di rilevanza internazionalistica. Tra queste ultime vanno sicuramente ricordate la trattazione parlamentare della legge sulla cittadinanza del 1911, nonché del Trattato di pace di Losanna, stipulato a conclusione della guerra italo-turca.

Salvo rarissime visite a Terlizzi, sua città natale, Pasquale Fiore rimane a Napoli per trentadue anni, fino alla morte sopraggiunta il 17 dicembre 1914. La notizia della sua scomparsa viene accolta con cordoglio da parte della comunità accademica sia italiana che internazionale: la prestigiosa rivista The American Journal of International Law nel 1915 ricorda Pasquale Fiore come “the one Italian publicist whose works have been accepted as authoritative in the world at large”.

 

La formazione del pensiero di Pasquale Fiore attraverso la rielaborazione del magistero di Pasquale Stanislao Mancini

Ancorché la sua prima opera giuridica pubblicata abbia ad oggetto il diritto costituzionale, sin dal 1865 la produzione scientifica di Pasquale Fiore si orienta allo studio del diritto internazionale pubblico e privato. In quell’anno, ancora professore ordinario nell’Università di Pisa, Fiore pubblica il Nuovo diritto pubblico internazionale dedicandolo – rectius ‘offrendolo’ – a Pasquale Stanislao Mancini, ritenuto “il primo ad iniziare in Italia una scuola razionale di tale scienza”. Curiosamente, Fiore in apertura del volume constata la mancata pubblicazione di un manuale di diritto internazionale da parte di Mancini a causa delle “sue molteplici occupazioni” e sembra voler raccogliere il suo testimone nel “tentare una generale riforma del dritto [sic] internazionale, stabilendo le sue basi sul principio di autonomia nazionale”. Com’è stato notato in dottrina, Fiore è tra i primi ad avvertire l’esigenza di mettere a disposizione degli studenti un manuale di diritto internazionale.

La nazionalità, principio cardine nella costruzione teorica del Mancini, rappresenta un inevitabile punto di partenza della prima opera di Pasquale Fiore dedicata al diritto internazionale. Punto di partenza che, tuttavia, non coincide con il punto di arrivo. Infatti, per Fiore la nazionalità è un istituto giuridico che deve essere analizzato in modo critico, affinché, tra le altre, non venga utilizzato per una suddivisione degli Stati sulla base della razza. Un simile esito risulterebbe deprecabile, in quanto “questo principio distruggerebbe quello dell’uguaglianza e della fraternità delle razze, che è una conseguenza dell’unità primigenia della specie umana”. Un siffatto approccio lo porta, nella trattazione e nelle edizioni successive dell’opera, a discostarsi dall’idea che il diritto internazionale si fondi esclusivamente sul principio di nazionalità. Di converso, egli opta per la teorizzazione di una sistematica complessiva dei rapporti tra Stati, ritenendo questi ultimi i soggetti naturali del diritto internazionale.

La nuova edizione del Nuovo diritto pubblico internazionale, poi intitolato Trattato di diritto internazionale pubblico, viene pubblicata nel 1879. È interessante notare che proprio nel corso del suo magistero torinese – e in particolare nell’edizione del 1879 del Trattato – Fiore compie il definitivo distacco dal principio di nazionalità, ritenuto addirittura un “pericolo per il diritto naturale dei popoli”. Emblematica a tal riguardo è l’assenza, nelle premesse al libro, della dedica a Pasquale Stanislao Mancini, che invece inaugurava la prima edizione del 1865 del Manuale. Tale assenza assume una veste simbolica, considerato che il Trattato viene pubblicato da Fiore mentre era titolare della cattedra che era stata, proprio, di Mancini.

 

Un ampio ventaglio di interessi scientifici

Il magistero presso l’Università di Pisa si conclude con lo scritto Del fallimento secondo il diritto internazionale privato (1873) ed il primo volume degli Effetti internazionali delle sentenze e degli atti (1875). A seguito del trasferimento alla Regia Università di Torino, il secondo volume di quest'ultima opera viene steso nel 1877 nel capoluogo piemontese. In tale periodo Fiore è giunto al suo secondo anno di insegnamento nella ormai ex capitale del Regno, e per la sua ricerca può beneficiare della frequentazione della ricca Biblioteca nazionale della città.

In tale opera Fiore affronta il quesito circa la natura della sentenza pronunciata dal giudice straniero. Nel considerare quest’ultima quale atto non direttamente riconducibile alla sovranità dello Stato, il giurista introduce una interessante distinzione tra il potere di giudicare, vero atto di sovranità, e la sentenza emessa a seguito di tal giudizio. La qualificazione della sentenza civile come atto non costituente immediata emanazione della sovranità statale appare fondamentale nella ricostruzione di Fiore per postulare la sua applicabilità extraterritoriale. Considerando la sentenza civile alla stregua di una mera esplicazione di un fatto e della conseguenza che la legge applicabile ne fa derivare, Pasquale Fiore afferma che la sua esecutività non potrebbe trovare un limite nella differenza tra il luogo dell’emanazione e quello dell’esecuzione. Fiore giunge invece a conclusioni diverse per quanto concerne la sentenza penale, concepita quale atto di ricomposizione di un ordine giuridico e sociale violato a seguito dell’infrazione della legge penale. In tale prospettiva, egli giudica scarsamente giustificabile sul piano teorico l’esecuzione della sentenza penale in uno Stato diverso da quello in cui è stata pronunciata, in quanto tale operazione risulterebbe inidonea a ricomporre l’ordine sociale dello Stato in cui il reato è stato commesso. A Torino pubblica numerosi altri scritti, tra i quali è doveroso ricordare Sul problema internazionale della società giuridica degli Stati, del 1878, nonché l’Esame critico del principio di nazionalità (1879).

Negli anni di permanenza a Napoli, Pasquale Fiore si dedica altresì allo studio di questioni di rilevanza per il diritto internazionale in chiave comparatistica, con particolare attenzione al regime giuridico applicabile agli stranieri in materia di successione. Tali ricerche portano l’autore a pubblicare tra il 1900 ed il 1901 le monografie Della legge che regola la successione straniera secondo il diritto inglese e Sulla successione degli stranieri secondo il diritto ottomano. Non manca un’attenzione particolare per il diritto civile interno: nel 1886 inizia la redazione di una vasta opera intitolata Il diritto civile secondo la dottrina e la giurisprudenza, portata a compimento da Biagio Brugi a seguito della scomparsa di Fiore nel 1914.

Per quanto concerne invece il pensiero di Fiore circa l’organizzazione della comunità internazionale e la sua necessaria istituzionalizzazione, particolare attenzione va riservata allo scritto intitolato Un appel à la presse et à la diplomatie, pubblicato a Parigi nel 1890. In tale opuscolo, Fiore affronta in chiave critica il tema della risoluzione delle controversie internazionali, fino ad allora basato principalmente sullo strumento dell’arbitrato, anticipando le più articolate conclusioni presentate ne Il dritto internazionale codificato e la sua sanzione. Dinanzi all’insufficienza delle procedure arbitrali conosciute, Pasquale Fiore si pone in una prospettiva particolarmente innovativa. Egli propugna l’opportunità di istituire un Congresso internazionale che, attraverso l’attività di un organo assembleare in cui gli Stati siano rappresentati in modo paritario, possa concorrere all’individuazione condivisa e graduale delle norme ritenute vincolanti dalla comunità internazionale. A seguito di tale operazione, funzionale ad una codificazione del diritto internazionale, nuove procedure di composizione delle controversie tra Stati avrebbero potuto essere fondate su una base normativa sostanziale solida. A tal riguardo, Fiore propone l’istituzione di un organo intergovernativo a carattere stabile, denominato Conferenza, al quale verrebbe devoluta la soluzione delle controversie su base arbitrale. La ricostruzione di Fiore appare quasi premonitoria: non possono infatti essere sottaciute le evidenti assonanze tra il Congresso e la Conferenza proposti dal giurista napoletano e le successive esperienze della Società delle Nazioni e delle Nazioni Unite.

 

Il magistero di Pasquale Fiore ne Il diritto internazionale codificato e la sua sanzione 

Il 1882, come anticipato, costituisce un anno di svolta per la carriera accademica di Pasquale Fiore, chiamato a proseguire il proprio magistero nell’Università di Napoli, ateneo in cui si era precedentemente formato come studente. I trentadue anni trascorsi nell’ateneo partenopeo, dapprima come professore di diritto privato comparato e poi in qualità di titolare della cattedra di diritto internazionale, rappresentano il periodo della maturità del suo pensiero. In quegli anni Fiore scrive l'edizione definitiva del Trattato di diritto internazionale (Torino, 1887-88), nonché la sua opera forse più significativa: Il diritto internazionale codificato e la sua sanzione giuridica (1890).

È proprio tale ultimo scritto a conferire a Pasquale Fiore una posizione riconosciuta non solo nell’accademia italiana, ma anche nel panorama internazionale. Il diritto internazionale codificato e la sua sanzione giuridica, infatti, viene tradotto in francese, spagnolo e inglese. Ed è interessante notare che la traduzione in inglese dell’opera (International law codified and its legal sanction; oppure, The legal organization of the society of states) rappresenta uno dei rari casi – e per l’epoca sicuramente l’unico – di traduzione in quella lingua di un’opera di uno studioso italiano. L’accoglienza del volume in ambito internazionale si rivela particolarmente favorevole, tanto che il volume viene anche recensito nel 1918 da Fenwick nellAmerican Political Science Review. Il recensore colloca l’opera del Fiore nell’alveo delle codificazioni “costruttive e critiche” del diritto internazionale, riconoscendo in tal modo la correttezza dell’approccio seguito dall’autore. Una codificazione del diritto internazionale non può ridursi ad una semplice sistematizzazione delle norme di diritto esistenti, dovendo invece prendere in pari considerazione “the existing law and such rules as may be becoming law”. Tale approccio è fatto discendere da Fiore dall’essenza stessa del diritto internazionale quale entità in divenire, portando così il giurista ad analizzare non solo il presente ma anche il suo sviluppo futuro.

In tale prospettiva, Diritto internazionale codificato rivela definitivamente all’accademia italiana e al mondo l’approccio teorico di Pasquale Fiore al diritto internazionale. Come notato da Koskenniemi nel suo Gentle Civilizer of Nations, per Fiore la suprema norma di diritto internazionale è la coscienza giuridica dei popoli europei. Il diritto internazionale, dunque, non opera per proteggere gli interessi statali, ma per tutelare i diritti di quella che l’autore definiva la Magna Civitas: un’entità che, oltre agli Stati, include altri enti-soggetti quali la Chiesa cattolica e gli individui. In un passaggio essenziale, enunciato nelle prime pagine del volume, Fiore evidenzia l’esistenza di un “antagonismo tra gli interessi politici, così come l’intendono i governi, e gli interessi dei popoli” che in prospettiva deve essere risolto a favore di questi ultimi.

L’importanza dell’opera più nota di Pasquale Fiore sta anche nel rilievo che, nella trattazione, assume la tutela dei diritti umani. Ben prima della Dichiarazione universale dei diritti umani, l’Autore enuncia il principio secondo cui “i diritti internazionali dell’uomo sono sotto la tutela giuridica di tutti gli stati civili”. Sebbene tale opera, di cui si sono appena menzionati alcuni tratti salienti, abbia permesso a molti commentatori di qualificare Fiore come esponente della scuola del diritto naturale – per Benedetto Conforti, Fiore rappresenta “one of the last representatives of the school of natural law” – secondo Koskenniemi la sua prestazione teorica “perseguiva una riconciliazione pragmatica della storia con la ragione”. E in effetti è proprio il pragmatismo di cui parla Koskenniemi ad informare la stessa struttura del libro, che si presenta al lettore come una vera e propria opera di codificazione. Come nota Fenwick, nella citata recensione al volume, questo ha l’obiettivo di presentare e sistemare sia leggi e principi già accettati come tali dalla comunità degli Stati, sia quelle leggi e quei principi derivanti alla coscienza dei popoli. In estrema sintesi, l’opera di Fiore codifica e offre una proposta di sviluppo progressivo del diritto internazionale. Inoltre, l’opera in esame si rivela importante anche per il modo in cui presenta il ruolo del giurista: non più confinato allo studio del diritto, ma anche uno specialista che contribuisce alla formazione dei principi e quindi, mediatamente, delle regole giuridiche che compongono l'ordinamento internazionale.

Principali opere

Monografie

Nuovo diritto pubblico internazionale europeo secondo i bisogni della civiltà moderna, Milano, Casa editrice e tipografica degli Autori-Editori, 1865.

Del fallimento secondo il diritto internazionale privato, Pisa, Tipografia Nistri, 1873.

Effetti internazionali delle sentenze e degli atti, Pisa, Tipografia Nistri, 1878.

Sul problema internazionale della società giuridica degli Stati, Torino, Stamperia Reale, 1878.

Trattato di diritto internazionale pubblico, II ed., Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1879.

Traité de droit pénal international et de l'extradition – traduit, annoté et mis au courant du droit français par C. Antoine, Parigi, Durand et Pedone-Lauriel, 1880.

Delle aggregazioni legittime secondo il diritto internazionale: esame critico del principio di nazionalità, Torino, Paravia, 1879.

Un appel à la presse et à la diplomatie. L'Empereur d'Allemagne, la France - la question européenne. Une solution, Paris, Chevalier-Marescq et c., 1890.

Sulla controversia del divorzio in Italia, Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1891.

Questioni di diritto internazionale privato, Città di Castello, Tipografia S. Lapi, 1892.

Sulla successione degli stranieri secondo il diritto ottomano, Napoli, Società anonima tipografica, 1900.

Della legge che regola la successione straniera secondo il diritto inglese, Napoli, Tipografia G. Fiore, 1901.

Il dritto internazionale codificato e la sua sanzione giuridica, III ed., Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1900.

Diritto internazionale privato o principii per risolvere i conflitti tra le leggi civili, commerciali, giudiziarie, penali di stati diversi, IV ed., Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1901-1904.

Se un R. Agente Diplomatico possa esercitare le funzioni di ufficiale di stato civile e celebrare il matrimonio tra due cittadini non ostante che si trovi nello stesso paese l'ufficiale consolare italiano, Roma, Casa editrice italiana, 1902.

Elementi di diritto internazionale privato: manuale ad uso degli istituti di scienze politiche e sociali e degli istituti tecnici superiori, Torino, Utet, 1905.

(con B. Brugi) Il diritto civile secondo la dottrina e la giurisprudenza, Napoli – Torino, E. Marghieri – Unione Tipografico-Editrice, 1915.

Saggi ed articoli in periodici

De l'exécution des jugements étrangers en Italie, in Journal du Droit International Privé et de la Jurisprudence Comparée, 1879.

Du mariage célébré a l'étranger suivant la législation italienne, in Journal du Droit International Privé et de la Jurisprudence Comparée, 1887.

Settlement of the international question, in International Journal of Ethics, 1896.

De la sanction juridique du droit international, in Revue de Droit International et de Législation Comparée, 1898.

De la loi qui, d'après les principes du droit international, doit régir les engagements qui se forment sans convention, in Journal du Droit International Privé et de la Jurisprudence Comparée, 1900.

De la succession des étrangers en Italie, in Journal du Droit International Privé et de la Jurisprudence Comparée, 1903.

De la capacité de l'état étranger, de L'Eglise et du Saint-Siège, d’acquérir par succession, in Revue de Droit International et de Législation Comparée, 1903.

Some Considerations on the Past, Present and Future of International Law, in Proceedings of the American Society of International Law at Its Annual Meeting (1907-1917), 1912.

 

Bibliografia essenziale

Monografie

P. CAMPONESCHI, “Fiore, Pasquale”, in M. CARNEVALE (a cura di), Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 48, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1997.

G. CONETTI, “Fiore, Pasquale”, in I. BIROCCHI et al. (a cura di), Dizionario biografico dei giuristi italiani, I ed., Bologna, Il Mulino, 2013, pag. 874 et seq.

C. G. FENWICK, “Reviewed Work(s): International Law Codified and its Legal Sanction by Pasquale Fiore”, in The American Political Science Review, 1918. (La Redazione), “In Memoriam – Pasquale Fiore”, in The American Journal of International Law, 1915. (con T. HENCKELS), “Some Considerations on the Past, Present and Future of International Law”, in Proceedings of the American Society of International Law at Its Annual Meeting (1907-1917), 1912.

E. GREPPI, “The Risorgimento and the “Birth” of International Law in Italy”, in G. BARTOLINI (a cura di), A History of International Law in Italy, Oxford, Oxford University Press, 2020, pag. 79 et seq. INSTITUT DE DROIT INTERNATIONAL, Annuaire 1921 – Tome 28, Bad Feilnbach, Schmidt Periodicals, 1994 (ristampa).

W. M. REISMAN (Rapporteur), “Rapport par la 10ème Commission – Problèmes actuels du recours à la force en droit international (Sous-groupe sur l’intervention humanitaire)”, in INSTITUT DE DROIT INTERNATIONAL, Annuaire 2007 – Tome 72 (Session de Santiago du Chili), disponibile a :
https://www.idi-iil.org/app/uploads/2017/06/Reisman.pdf.

M. ZAMBONI, “I sacri diritti di nazionalità”. La giurisprudenza del Consiglio del contenzioso diplomatico del Regno d’Italia sui reclami degli Italiani all’estero, Scuola di dottorato in scienze giuridiche – Dipartimento di diritto privato e storia del diritto, Università degli Studi di Milano, Tesi di dottorato di ricerca XXVII ciclo (Tutor: Prof.ssa Claudia Storti), a.a. 2016/2017.

A cura del dott Andrea Spagnolo e del dott. Lorenzo Grossio