Foto da G. M. De Francesco, Giulio Diena, Pavia, Treves, 1936

Giulio Diena

(1865-1939)

Professore ordinario di diritto internazionale nella Regia Università di Torino

 

Giulio Diena nasce a Venezia l’11 ottobre 1865. Iscrittosi all’Alma Mater Studiorum di Bologna, consegue la laurea in Giurisprudenza nel 1888.

A distanza di pochi anni Diena riceve i primi incarichi accademici. Infatti, nel 1895 è professore incaricato di diritto internazionale nell’Università di Padova, per poi tornare in brevissimo tempo all’Università di Bologna come docente della medesima materia. Anche l’attività accademica nella città delle torri si rivela di breve durata, in quanto già nel 1897 è chiamato all’Università di Siena quale professore incaricato.

Una brillante carriera accademica sia sul piano interno che internazionale

Rimasto presso l’ateneo toscano per undici anni, durante i quali si distingue quale accademico raffinato ed apprezzato, Giulio Diena approda all’Università di Torino nel 1908 succedendo a Guido Fusinato, il quale aveva rinunciato alla docenza universitaria l’anno precedente. Diena assume l’incarico di professore straordinario per la durata di un solo anno accademico (1908/1909), in quanto già nel 1909 è promosso ordinario e titolare della cattedra di diritto internazionale nella medesima Università. Il trasferimento presso il capoluogo piemontese coincide con un momento di particolare affermazione sul piano internazionale del professore veneto. Infatti, nel medesimo anno Diena entra a far parte in qualità di associato del prestigioso Institut de droit international, del quale diviene altresì vicepresidente per due mandati, rispettivamente nel 1924 e nel 1934.

Il magistero di Giulio Diena presso la Regia Università di Torino è costellato da numerosi riconoscimenti di prestigio internazionale. Dal 1924 al 1926 egli è membro effettivo dell’Institut de droit comparé di Bruxelles, mentre dal 1925 entra a far parte del corpo docente dell’Université internationale di Bruxelles. Inoltre, Giulio Diena è chiamato nel 1924 a tenere il suo primo corso monografico presso l’Académie de droit internationale de la Haye, trattando l’argomento dei mandati internazionali. Oltre alla docenza, il professore dedica la sua competenza anche a compiti di natura civile: nello stesso periodo egli entra a far parte del Comitato di esperti per la codificazione progressiva del diritto internazionale della Società delle Nazioni, antecedente dell’attuale Commissione del diritto internazionale istituita presso le Nazioni Unite. Di quest’ultimo organo il Diena diviene altresì vicepresidente, contribuendo in maniera rilevante ai lavori della Commissione. In virtù della sua pregressa esperienza in ambienti internazionali, egli è chiamato a rappresentare il Governo italiano nell’ambito della Commissione di preparazione delle Conferenze di diritto internazionale privato dell’Aja. Sul piano nazionale, Giulio Diena è chiamato a far parte del Consiglio del Contenzioso Diplomatico presso il Ministero degli Esteri, incarico che detiene fino al 1932. Per il suo impegno civile oltre che accademico egli viene insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, nonché di Cavaliere dell'Ordine equestre dei Ss. Maurizio e Lazzaro.

Tra i più celebri allievi del Prof. Diena presso l’Università di Torino va sicuramente menzionato Giuseppe Ottolenghi, il quale diviene ben presto il principale assistente del professore ordinario. Ed è proprio l’Ottolenghi ad essere chiamato a succedere a Giulio Diena nel 1925, in occasione del trasferimento di quest’ultimo presso l’Università di Pavia.

 

Dall’ateneo torinese all’Università di Pavia

Assunta la titolarità della cattedra di diritto internazionale nell’ateneo lombardo, Diena è oramai un accademico pienamente maturo ed all’apice della carriera. Il nuovo incarico come professore ordinario costituisce l’occasione per un ulteriore avanzamento del suo brillante cursus honorum, che lo vede acquisire sempre maggior riconoscimento nella comunità accademica internazionalista. Subito dopo il trasferimento, Diena diventa socio corrispondente del Reale Istituto Lombardo di scienze e lettere, nonché del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti. Di tali istituzioni il Diena giunge successivamente a ricoprire il ruolo di membro effettivo, ad ulteriore dimostrazione del vasto apprezzamento ricevuto nel consesso accademico locale.

Anche l’attività del Diena in sedi internazionali ottiene un rinnovato slancio. Infatti, dopo aver fatto parte della delegazione italiana presso numerose conferenze internazionali, nel 1930 Giulio Diena riveste il ruolo di relatore della Convenzione sui conflitti di legge in materia di cambiali e vaglia cambiari, adottata nella sessione del 1930 della Conferenza di Ginevra. Forte dell’esperienza pregressa, l’anno successivo egli è nuovamente chiamato a svolgere l’incarico di relatore presso la medesima Conferenza, guidando in tale occasione le negoziazioni della Convenzione sui conflitti di legge in materia di assegni. L’influenza di Giulio Diena si riverbera altresì in ambito italiano: nel 1932 il professore contribuisce in modo sostanziale ai primi lavori preparatori della riforma del codice civile, attività a cui anche il suo successore presso l’Università di Torino, Giuseppe Ottolenghi, è poichiamato a partecipare.

In ambito accademico, oltre alla docenza presso l’ateneo pavese merita particolare menzione l’ulteriore attività di insegnamento di Giulio Diena presso l’Académie de droit international dell’Aja. Tre anni dopo le sue prime lezioni presso l’istituzione olandese, nel 1927 egli è chiamato a tenere un nuovo corso monografico dedicato al diritto internazionale privato. A quest’ultimo se ne aggiunge un terzo, tenuto nel 1935, il quale affronta i principi del diritto internazionale privato marittimo. I testi dei suoi tre corsi sono ancora oggi consultabili nell’ambito della raccolta Recueil des Cours de l’Académie de droit international de la Haye.

Raggiunti i prescritti limiti d’età, Giulio Diena è collocato a riposo dall’Università di Pavia nel 1937. Nonostante l’alto prestigio, i suoi ultimi anni sono caratterizzati da particolare amarezza. Infatti, pur avendo già terminato la propria carriera accademica, anche Giulio Diena è interessato dalla repressione fascista e dalle crescenti persecuzioni razziali in ragione delle sue origini ebraiche. Interrogato dal Ministero dell’Educazione nazionale sull’opportunità di conferire a Diena il titolo di professore emerito, il Rettore dell’Università di Pavia Paolo Vinassa de Regny nel 1937 esprime parere negativo. Quale giustificazione egli adduce zelantemente la mancata iscrizione dell’ex professore al Partito Nazionale Fascista, condizione al di fuori della quale “nessuna nomina può avvenire”. Giulio Diena è infatti uno degli ultimi professori ordinari dell’ateneo pavese a non aver aderito al regime, protetti dalla loro autorevolezza e da un atteggiamento prudentemente non conflittuale. Nonostante il diniego del rettore, l’alta considerazione che aveva caratterizzato il magistero del Diena porta il Ministro a concedergli comunque il titolo di emerito, motivando nel decreto che l’unica causa ostativa alla nomina sarebbe stata un eventuale addebito di natura politica, mai formalmente contestato al professore.

Le ricostruzioni storiche di quegli anni ipotizzano che sia proprio con riferimento a Giulio Diena che nel 1938, anno di emanazione delle leggi razziali, il rettore Paolo Vinassa de Regny chiede delucidazioni al Ministero in merito all’eventuale inclusione dei professori emeriti nel censimento del personale accademico “di razza ebraica”. Pur non disponendo il ritiro del titolo di professore emerito, la risposta del Ministro invita comunque il rettore ad escludere tali ultimi docenti da qualsiasi attività accademica, manifestazioni e cerimonie incluse. A seguito di tali istruzioni, Giulio Diena viene de facto dimenticato dall’ateneo pavese: il suo nome compare per l’ultima volta nell’annuario dell’Università per l’anno accademico 1938/1939 tra i professori emeriti. La sua morte, avvenuta a Venezia il 28 ottobre 1939, non suscita alcun clamore nella comunità accademica, e nessun necrologio gli è tributato da parte dell’Università di Pavia.

Una produzione scientifica di ampio respiro e improntata alla ricostruzione sistematica degli istituti 

La produzione scientifica di Giulio Diena prende avvio nel 1891 quando, a soli tre anni dalla laurea in giurisprudenza, egli pubblica uno studio dedicato alla condizione della vedova nel diritto internazionale. Il volume vede la luce in un periodo storico in cui la scuola accademica internazionalistica riflette ampiamente sulla definizione dei principi generali del sistema di diritto internazionale privato, contribuendo dunque al dibattito allora in corso tra i massimi esperti della materia. Tale prima opera è seguita da due brevi saggi in lingua francese, pubblicati entrambi nel 1895: il primo analizza i diritti di successione del figlio nato da un matrimonio celebrato in Italia dinanzi ad un console statunitense. il secondo si concentra invece sull’istituto dell’estradizione per crimini di natura anarchica, un tema certamente vivo anche nell’opinione pubblica italiana nella cd. “crisi di fine secolo”. Il ciclo delle prime pubblicazioni dell’allora professore incaricato è completato da una monografia sui diritti reali nel diritto internazionale privato, nel 1895, nonché dalla monografia in diritto internazionale pubblico intitolata I tribunali delle prede belliche e il loro avvenire, stampata nel 1896.

Come riportato da De Francesco, Giulio Diena appare sin da subito un “milite valoroso, un continuatore austero” dell’autorevole scuola internazionalistica italiana, che dimostra di saper conservare “il patrimonio già acquisito, i risultati già raggiunti […] con criterio sano”, nonché di “accrescere e migliorare [questi ultimi, ndr] con operosità instancabile, con dottrina sicura”.

Il plauso e l’apprezzamento ricevuti dalla comunità accademica italiana portano Diena a cimentarsi in un’impresa ben più ardua, costituita dalla realizzazione di un trattato di diritto commerciale internazionale in tre volumi. Il testo, edito a Torino tra il 1901 ed il 1905, costituisce un vero e proprio successo, venendo successivamente premiato dall’Accademia dei Lincei. Non si tratta, del resto, del primo riconoscimento ricevuto da Diena per la sua produzione scientifica: la sua precedente monografia sul fallimento degli stati nel diritto internazionale, pubblicata nel 1898, riceve infatti nel 1907 il premio della Fondazione Bluntschli per il diritto pubblico universale ed il diritto internazionale. Il Trattato di diritto commerciale internazionale viene definito dai commentatori dell’epoca un’opera magistrale, frutto di uno studio approfondito durato ben cinque anni, a dimostrazione di come Diena eccella particolarmente nel campo della ricostruzione sistematica degli istituti. Infatti, le monografie realizzate dal docente si caratterizzano per un’analisi profonda dei temi trattati, analizzati sotto tutti gli aspetti, “quasi a voler misurare la forza interiore degli istituti”.

Ai testi finora citati va sicuramente accostato lo scritto dedicato all’arbitrato internazionale ed alla sua organizzazione, frutto di una relazione tenuta in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico presso l’Università di Siena ed edito nel 1906, nonché la monografia intitolata Sulla natura del diritto dello Stato sul proprio territorio, largamente apprezzati per la loro originalità.

Il profilo biografico di Giulio Diena non può certamente prescindere dai suoi scritti minori, degni di nota tanto quanto le opere finora richiamate. Questi denotano viva attenzione nei confronti delle vicende internazionali contemporanee all’autore nonché di interesse per la politica estera italiana. Tali caratteristiche, che permeano l’intera produzione scientifica di Diena, emergono con evidenza dai titoli dei testi: per citarne i più rilevanti, “I cittadini italiani nei paesi sottoposti al regime delle capitolazioni”, pubblicato nel 1907. “L’acquisto della Tripolitania da parte dell’Italia e il suo carattere giuridico internazionale”, edito nel 1912. “Il blocco germanico delle coste inglesi e i suoi precedenti storici”, redatto nel 1915. “La nuova legge italiana sulla capacità della donna e i rapporti internazionali” del 1920. “La Santa Sede e il diritto internazionale dopo gli Accordi lateranensi”, stampato nel 1929. e, infine, “La revisione dei trattati e l’art. 19 del patto della Società delle Nazioni”, realizzato nel 1934. In questi brevi scritti Giulio Diena non si limita ad analizzare le vicende trattate dal punto di vista giuridico, ma propone anche possibili soluzioni e tesi. In tal modo, egli si dimostra un acuto e critico osservatore della realtà, un giurista che vive pienamente nel contesto internazionale a lui contemporaneo.

Il magistero di Giulio Diena nei Principi di diritto internazionale

La principale opera di Giulio Diena è sicuramente rappresentata dai Principi di diritto internazionale. Si tratta di una pubblicazione in due volumi, dedicati rispettivamente al diritto internazionale pubblico e privato. Il testo ha particolare fortuna, in quanto ne vengono realizzate due edizioni in lingua italiana ed una terza in lingua spagnola, tradotta dai professori Josep Maria Trias de Bes e Josep Quero Molares nel 1932. L’opera ha esercitato grande influenza tra gli studiosi di diritto internazionale, venendo per lungo tempo considerata quale fulgido esempio di ricostruzione sistematica della materia. In un contesto allora dominato dalla teoria del diritto naturale – la quale concepisce il diritto internazionale quale preesistente alla comunità degli Stati e superiore a quest’ultima , il Diena ritrova invece il fondamento dell’ordinamento internazionale nella volontà degli Stati medesimi, intesa quale volontà diretta alla creazione di norme giuridiche. Proprio nel principio volontaristico Giulio Diena identifica l’origine delle consuetudini e delle convenzioni internazionali, descritte quali espressioni della volontà generale degli Stati e che si impongono a loro volta sulle volontà singole degli attori che hanno concorso a determinarle. Nel sistema così delineato, entità giuridiche astratte quali il senso comune della giustizia e la cd. “necessità giuridica” tipiche della scuola del diritto naturale svolgono un ruolo ancillare, in quanto informano in via indiretta l’ordinamento internazionale.

Soffermandosi ancora sul volume dedicato al diritto internazionale pubblico, va notato come Giulio Diena effettui una ricognizione puntuale delle fonti dirette del diritto internazionale, insieme limitato nella sua ricostruzione alle consuetudini ed alle convenzioni. A queste ultime è possibile accostare le sentenze dei tribunali arbitrali e delle giurisdizioni internazionali, ma soltanto qualora “consacrino norme non ancora sanzionate dalle consuetudini o dalle convenzioni”. La tesi di Diena esclude invece dal novero delle fonti le leggi interne e le pronunce delle giurisdizioni nazionali, nonché gli atti diplomatici e le opere dottrinali, considerate alla stregua di meri “documenti”. Per quanto concerne i soggetti del diritto internazionale, Diena ricomprende in tale insieme solamente gli Stati – includendo anche quelli soggetti a limitazioni di sovranità – escludendo invece le nazioni. Si tratta dunque di una ricostruzione che riserva un ruolo piuttosto limitato al principio della nazionalità, esaltato invece e posto alle fondamenta della comunità internazionale da parte di Pasquale Stanislao Mancini. Parimenti esclusi dall’insieme dei soggetti sono gli individui, ritenuti – non differentemente dalla dottrina allora prevalente – quali “oggetti” del diritto internazionale come lo sono il territorio e l’alto mare.

Piuttosto originale è la parte dell’opera dedicata ai diritti degli Stati. L’analisi di Giulio Diena giunge a sostenere l’esistenza di due soli diritti in capo agli Stati, costituiti dal diritto alla conservazione e quello all’autonomia e indipendenza, la cui origine sarebbe da ricondursi nelle consuetudini e nelle disposizioni pattizie vigenti. Gli altri diritti fino ad allora ricavati dalla dottrina sono invece considerati da Diena quali semplici funzioni e attributi dello Stato, rielaborando così la vasta letteratura che si era sviluppata sul punto. In materia di riconoscimento degli Stati, i Principi di Giulio Diena costituiscono una delle opere protagoniste dellacceso dibattito tra i sostenitori di un valore meramente politico-declaratorio dell’atto di riconoscimento e gli studiosi che considerano invece quest’ultimo quale uno degli elementi costitutivi della statualità. Diena aderisce convintamente al primo orientamento, scontrandosi con altri grandi nomi tra cui Dionisio Anzilotti e Arrigo Cavaglieri. Allo stesso tempo, il professore veneto si discosta dalle più radicali tesi di Prospero Fedozzi e Santi Romano, le quali negano all’atto di riconoscimento anche il valore ricognitivo.

Nella redazione dei Principi Giulio Diena tende a tributare degna considerazione alle nuove teorie allora emergenti, senza tuttavia discostarsi in modo decisivo dalle grandi scuole internazionalistiche che lo hanno preceduto. In tale ottica, De Francesco afferma che i Principi di diritto internazionale dimostrano più di ogni altra sua opera le caratteristiche fondamentali del magistero di Giulio Diena: “saper conservare il patrimonio tradizionale ed insieme accrescerlo e migliorarlo con sapiente fatica, ora di fusione delle vecchie e nuove teorie, queste ultime venutesi formando specialmente per opera della scienza germanica. or di selezione fra le une e le altre. or di costruzione originale, prudente e meditata”.

Principali opere

 

Monografie

Condizione giuridica della vedova in relazione al diritto internazionale privato, Torino, F.lli Bocca, 1891.

Des droits de succession d'un enfant né d'un mariage célébré en Italie devant un consul des Etats-Unis, Paris, Marchal & Billard, 1893.

Les délits anarchistes et l'extradition, Paris, A. Pedone, 1895.

I diritti reali considerati nel diritto internazionale privato, Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1895.

I tribunali delle prede belliche e il loro avvenire: studio di diritto internazionale pubblico, Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1896.

Se ed in quale misura il diritto interno possa portare limitazioni alle obbligazioni internazionali degli Stati, Torino, F.lli Bocca, 1901.

Il fallimento degli Stati e il diritto internazionale, Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1898.

Trattato di diritto commerciale internazionale, ossia Il diritto internazionale privato commerciale, Firenze, F.lli Cammelli, 1901-1905.

L'arbitrato internazionale e la sua attuale organizzazione: discorso letto in occasione dell'inaugurazione degli studi nella R. Università di Siena il 5 novembre 1905, Siena, L. Lazzeri, 1906.

Considerazioni critiche su alcune teorie del diritto internazionale secondo gli studi più recenti, Torino, F.lli Bocca, 1907.

Sulla natura del diritto dello stato sul proprio territorio, Roma, Unione Tipografica Cooperativa, 1908.

Principi di diritto internazionale, vol. 1, Diritto internazionale pubblico, II ed. riv. e ampliata, Napoli, L. Pierro, 1914.

Principi di diritto internazionale, vol. 2, Diritto internazionale privato, II ed. riv. e ampliata, Napoli, L. Pierro, 1917.

Diritto internazionale, Parte I: Diritto internazionale pubblico, Milano, Società Editrice Dante Alighieri, 1930.

 

Saggi e articoli in periodici

“Des conflits entre le code italien et la loi française du 26 juin 1889 sur la nationalité”, in Journal de droit international privé, 1891.

“Sui conflitti di legislazione per reati commessi all’estero”, in Rivista penale, Supplemento 1893-94.

“Se i Tribunali del Regno abbiano facoltà di applicare la legge italiana alla successione di un cittadino anche rispetto a cose immobili situate all’estero”, in Temi Veneta, 1895.

“Sulla validità dei contratti di borsa nei rapporti internazionali”, in Archivio giuridico, 1895.

“Sui limiti all’applicabilità del diritto straniero – Prolusione al Corso di diritto internazionale tenuta nella R. Università di Siena il 13 gennaio 1898”, in Studi senesi, 1898.

“I provvedimenti contro gli anarchici e la prossima conferenza internazionale”, in Rivista di diritto internazionale, 1898.

“L’Europa in Cina”, in Rivista di diritto internazionale, 1900.

“Sulla repressione dei reati in materia di fallimento nei rapporti internazionali”, in Diritto commerciale, 1904.

“L’art. 11 della legge introduttiva del Codice Civile germanico e la regola locus regit actum”, in Rivista italiana per le Scienze giuridiche, 1905.

“Sui reclami che possono elevarsi dall’individuo assoggettato ad un procedimento di estradizione dinanzi all’autorità giudiziaria dello Stato al quale viene consegnato”, in Studi senesi dedicati a L. Moriani, 1906.

“I cittadini italiani nei paesi sottoposti al regime delle capitolazioni e la così detta finzione di estraterritorrialità”, in Rivista di diritto internazionale, 1906.

“La nuova legge elettorale politica e gli stranieri naturalizzati”, in Rivista di diritto pubblico, 1912.

“Sul metodo e sui criteri fondamentali per lo studio del diritto internazionale privato”, in Rivista di diritto civile, 1912.

“L’acquisto della Tripolitania da parte dell’Italia e il suo carattere giuridico internazionale”, in La vita internazionale, 1912.

Il blocco germanico delle coste inglesi e i suoi precedenti storici”, in Patria e Colonie, 1915.

Per l’adozione di un diritto internazionale fra gli Stati dell’Intesa”, in Scientia, 1916.

“Sul progetto di riforma dell’art. 941 c.p.c. circa l’esecuzione delle sentenze straniere”, in Rivista del diritto commerciale, 1917.

“I nuovi mezzi di offesa e di difesa e il diritto di guerra”, in Rivista di diritto internazionale, 1918.

“Rapport et projet concernant l’organisation d’une Cour permanente de justice internationale”, in La Società delle Nazioni, Rassegna internazionale, 1920.

“Sui conflitti fra le leggi di diritto privato in vigore nelle nuove provincie del Regno e quelle vigenti nelle antiche”, in Rivista di diritto civile, 1921.

“La Cour permanente de justice internationale”, in Scientia, 1921.

“Sur l’exécution des jugements étrangers en Italie notamment dans les rapports avec la France”, in Journal du droit international, 1922.

“Il trattato di Washington circa l’uso dei sottomarini e dei gas nocivi in guerra”, in Rivista di diritto internazionale, 1922.

“Les mandats internationaux, in Recueil des Cours de l’Académie de droit international de la Haye, Vol. 17, 1924.

“Le traité de conciliation et de règlement judiciaire entre l’Italie et la Suisse”, in Revue de droit international et de législation comparé, 1925.

“I trattati di Locarno e l’arbitrato internazionale”, in Rendiconti dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, 1926.

“La conception du droit international privé d’après la doctrine et la pratique en Italie”, in Recueil des Cours de l’Académie de droit international de la Haye, Vol. 17, 1927.

“La nuova legge francese sulla nazionalità e le sue ripercussioni per gli Italiani”, in Annuali di scienze politiche, 1928.

“La cosiddetta finzione di estraterritorialità e i Palazzi vaticani e loro annessi”, in Studi di diritto pubblico e corporativo, 1928.

“La Santa Sede ed il diritto internazionale dopo gli accordi lateranensi dell’11 febbraio 1929”, in Rivista di diritto internazionale, 1929.

“Principes de droit international maritime”, in Recueil des Cours de l’Académie de droit international de la Haye, Vol. 51, 1935.

“Osservazioni sul progetto di riforma del Codice civile relativamente alle disposizioni del titolo preliminare concernenti il diritto internazionale privato”, in Annuario di Diritto Comparato e di Studi Legislativi, 1932.

“Ancora qualche considerazione in tema di riconoscimento degli Stati”, in Rivista di diritto internazionale, 1932.

“La funzione delle norme di diritto internazionale privato e il compito dell’autorità giudiziaria”, in Rivista italiana di diritto internazionale privato e processuale, 1932.

“La protection diplomatique en cas de décès de la personne lésée”, in Revue de droit international et de législation comparée, 1934.

 

Bibliografia essenziale

Archivio dell’Università di Pavia, Diena, Giulio, in I professori dell’Università di Pavia, disponibile a: http://prosopografia.unipv.it/docenti/docente/1170/.

Archivio dell’Università di Pavia, Annuario accademico – anno 1937-1938 (MCXII dall’Editto di Lotario), Pavia, Tipografia già Cooperativa, 1938.

I. BIROCCHI, E. CORTESE, A. MATTONE, M. N. MILETTI (cura), Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), vol. I: A-Les, Bologna, Il Mulino, 2013

G. M. DE FRANCESCO, Giulio Diena, Pavia, Treves, 1936.

“Notice biographique”, in G. DIENA, Les mandats internationaux, in Recueil des Cours de l’Académie de droit international de la Haye, Vol. XVII, 1924, p. 213.

“Notice biographique”, in G. DIENA, La conception du droit international privé d’après la doctrine et la pratique en Italie, in Recueil des Cours de l’Académie de droit international de la Haye, Vol. XVII, 1927, p. 345.

“Notice biographique”, in G. DIENA, Principes de droit international privé maritime, in Recueil des Cours de l’Académie de droit international de la Haye, Vol. LI, 1935, p. 407.

C. GRANELLI, I civilisti della facoltà giuridica pavese nel XX secolo, in Jus Civile, 2016, p. 533 et seq.

INSTITUT DE DROIT INTERNATIONAL, Annuaire Tome 38, 1934, Réimpression, Bad Feilnbach, Schmidt Periodicals Gmbh, 1994,
disponibile a: 
https://www.idi-iil.org/app/uploads/2017/05/4025-38-OCR-min-TBU..pdf.

INSTITUT DE DROIT INTERNATIONAL, Annuaire Tome 40, 1937, Réimpression, Bad Feilnbach, Schmidt Periodicals Gmbh, 1994,
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E. SIGNORI, La conquista fascista dell'università: libertà d'insegnamento e autonomia nell'ateneo pavese dalla riforma gentile alle leggi razziali, in Il Politico, 1997, p. 433 et seq.

 

 

 

A cura del dott. Lorenzo Grossio