Foto da A. Calani, Il Parlamento del Regno d’Italia, Milano, 1861

Domenico Carutti di Cantogno

(1821-1909)

Inviato straordinario - Ministro Plenipotenziario - Senatore del Regno

Domenico Carutti di Cantogno nasce a Cumiana il 26 Novembre 1821. Compie i suoi studi secondari nel Collegio di Garzigliana e nel Convitto di Pinerolo. A partire dal 1834 frequenta i corsi della Facoltà di Giurisprudenza prima alla Regia Università di Torino (ove sente “per la prima volta ragionare dell’Italia nuova e della libertà”) e, in seguito, a Pisa senza tuttavia conseguire la laurea.

Coltiva fin da giovane la passione per le lettere e, da questo punto di vista, il lungo soggiorno a Firenze tra il 1841 e il 1843 gli è particolarmente proficuo. Infatti, egli frequenta nel Palazzo Buondelmonti il Gabinetto scientifico-letterario (con sale aperte alla conversazione e allo scambio di idee) fondato da Giovan Pietro Vieusseux, del quale diventerà amico.

Prima di rientrare a Torino soggiorna a Livorno (ove incontra Francesco Domenico Guerrazzi, ardente mazziniano), a Napoli (vi si trova all’epoca della spedizione dei fratelli Bandiera e diventa assiduo frequentatore del salotto della poetessa Maria Giuseppina Guacci, la cui opera verte su temi storici, morali e soprattutto patriottici) e a Roma.

Le esperienze letterarie e culturali di Domenico Carutti risalenti a quest’epoca (poemi, novelle, e romanzi) sono raccolte nel volume Racconti di gioventù che traducono le tendenze verso un impegno politico che rispecchia anche le idee di un suo zio, allontanato dall’esercito sabaudo per aver partecipato ai moti del 1821.

 

L’ingresso in carriera diplomatica e gli studi storici

Il suo ritorno a Torino (ove partecipa a manifestazioni di protesta in chiave soprattutto giobertiana) e la sua nomina a Segretario dell’Associazione agraria (nota non soltanto per reclamare la modernizzazione dell’agricoltura locale, ma anche e soprattutto per l’attività in campo politico ispirata ai principi liberali) coincidono, tra l’altro, con la sua adesione alla Società per la confederazione italiana fondata da Vincenzo Gioberti e volta a promuovere nella penisola un patto federativo.

È su suggerimento di Gioberti, diventato Presidente del Consiglio dei Ministri nel dicembre 1848, che egli nel gennaio 1849 entra in qualità di Applicato al Ministero degli Esteri del Regno di Sardegna.

Nel 1852 pubblica Dei principii d'un governo libero, un’opera che raccoglie lodi e consensi molto ampi non soltanto nel Regno di Sardegna. In essa l’autore approfondisce la nozione della vera libertà sottolineando come i principii alla base del governo libero non possano non essere che popolari.

In servizio al Ministero degli Esteri, Domenico Carutti di Cantogno non trascura certo i doveri dell'ufficio, anche se trova il tempo d’appassionarsi agli studi di quella maestra di vita che è la storia. La sua Storia del Regno di Vittorio Amedeo II, pubblicata nel 1856, è tanto apprezzata da aprirgli la strada per essere ammesso nel 1856 alla Reale Deputazione di studi sulla storia nazionale e nel 1858 alla Regia Accademia delle Scienze di Torino.

Dopo la pubblicazione della Storia del Regno di Carlo Emanuele III nel 1859 è insignito della Croce di Cavaliere del Merito Civile di Savoia.

 

L’attività presso il Ministero degli Esteri: da Caposezione a primo Segretario Generale del Regno d’Italia

Quanto alla sua carriera al servizio dello Stato, Domenico Carutti diventa nel 1853 Capo Sezione e nel 1857 Segretario del Consiglio del Contenzioso diplomatico.

Sempre in quegli anni è chiamato a far parte delle commissioni d’esame per i concorsi nella carriera diplomatica.

Nel febbraio 1858 è destinato in missione a Londra per aiutare il Capo della nostra Legazione Vittorio Emanuele D’Azeglio a sbrogliare l’intricata vicenda del piroscafo “Cagliari” (di cui Carlo Pisacane nel giugno 1857 s’era impadronito con la complicità di due macchinisti inglesi per la sfortunata spedizione di Sapri).

 

Primo Segretario Generale del Regno d’Italia

Nel giugno 1859 è promosso Capo Divisione e, entrato a far parte della Segreteria particolare del Segretario Generale Marco Minghetti, diviene membro molto apprezzato della Commissione incaricata di occuparsi delle province conquistate. Il 15 ottobre successivo il Ministro Giuseppe Dabormida lo nomina Segretario Generale, carica, questa, che gli verrà riconfermata nei gabinetti Cavour e Ricasoli facendo così di lui il primo Segretario Generale del Regno d’Italia.

 

La missione all’Aja e gli incarichi politici ed accademici

Con l’avvento della sinistra al potere nel marzo 1862, Domenico Carutti, critico nei confronti della linea di politica estera perseguita dal primo Governo Rattazzi e da lui considerata troppo avventurosa, rassegna le dimissioni da Segretario Generale per assumere il 15 marzo 1862 le funzioni di Capo Missione della Legazione all’Aja con l’incarico, prima, di Ministro residente e dal 7 novembre 1864 all’aprile 1869 di Inviato straordinario e Ministro plenipotenziario.

A quell’epoca risale il carteggio con Federico Sclopis, nel quale affronta lo scottante tema della Questione romana: dalla Convenzione di settembre che, contemplando il trasferimento della capitale da Torino a Firenze, produce l’effetto di lasciare la penisola “senza nocchiero in gran tempesta”, ai tentativi di conseguire con la forza anzicché con la “conciliazione tra Stato e Chiesa” la fine del potere temporale dei papi.

Tuttavia, accanto all’attività di funzionario dello Stato, egli continua a coltivare la passione politica che si traduce fin dal 1860 nella sua elezione a Deputato nel collegio di Avigliana e Giaveno.

Chiamato a fare parte della Commissione incaricata della cessione di Nizza e della Savoia alla Francia, pronuncia il 25 maggio 1860 un applaudito discorso nel quale, seppure molto a malincuore, si dichiara disposto “in nome dell’unità e soltanto di essa” a votare per la separazione.

Lasciato però il seggio nel marzo 1862 per l'incarico diplomatico nei Paesi Bassi durato, come si è detto, fino al 1869, torna in Parlamento eletto nella XI e XII legislatura nel collegio di Verres.

Già nel 1869 entra a far parte del Consiglio di Stato da cui esce con il titolo onorifico di Presidente di sezione nel 1889, anno in cui è nominato Senatore. Ma è soprattutto dal 1876 che egli dedica il suo tempo prevalentemente agli studi storici. Nel 1875 entra a far parte dell'Accademia dei Lincei, di cui è anche Cancelliere e Segretario della classe di scienze morali. Nel 1884 diviene Presidente della Deputazione di storia patria di Torino e l’anno successivo entra a far parte della Società romana di storia patria.

Dal 1890 al 1903 è componente della Giunta dell'Istituto storico italiano e dell'Accademia della Crusca, Socio onorario della Deputazione di storia patria per le Venezie (dal 1885) e della Società ligure di storia patria. Dal 1875 al 1898 entra a far parte del Consiglio superiore degli archivi e dal 1889 è incaricato della direzione, succedendo a Vincenzo Promis, della Biblioteca Reale di Torino fondata dal Re Carlo Alberto. Quasi tutto il suo carteggio è conservato nel Museo storico del Risorgimento di Torino.

Domenico Carutti di Cantogno viene a mancare il 4 agosto 1909 nella sua Cumiana di cui è Sindaco dal 1884. Sulla sua tomba è scolpito il seguente epitaffio: "patriam, libertatem, litteras coluit, vetustae stirpis decori addidit decus". In occasione dei centocinquant’anni dell'Unità d'Italia il suo nome è inserito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’elenco dei 150 più illustri funzionari dello Stato.   

 

Opere

Racconti di gioventù, Firenze, Le Monnier, 1861;

Dei principi del governo libero, Napoli, Stab. Tipografico, 1852;

Storia del Regno di Vittorio Amedeo II, Firenze, Le Monnier, 1859;

Storia del Regno di Carlo Emanuele III, Torino, Botta, 1859;

Gioventù – Racconti, Firenze, Le Monnier, 1861;

Storia della diplomazia della Corte di Savoia, Torino, Bocca, 1875;

Breve storia dell’Accademia dei Lincei, Roma, Salviucci, 1883;

Il conte Umberto I° e il re Ardoino, ricerche e documenti del barone D.C. nuovamente riveduti dall’autore, Roma, Loescher, 1888;

Storia della Corte di Savoia durante la Rivoluzione e l'Impero, Torino, L. Roux e C., 1892;

Storia della città di Pinerolo, Torino, Tipografia Chiantore-Mascarelli, 1897.

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A cura dell’Ambasciatore Luigi Guidobono Cavalchini Garofoli