Foto dall’Archivio dell'Ambasciatore Enrico Serra

Egidio Ortona

(1910 - 1996)

Ambasciatore

Egidio Ortona nasce a Casale Monferrato il 16 settembre 1910. Nel luglio 1931 si laurea in Giurisprudenza alla Regia Università di Torino e in seguito frequenta a Roma la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università "La Sapienza", in Inghilterra la London School of Economics e in Francia le Università di Grenoble e di Poitiers.

Nella primavera 1932 vince il concorso d’accesso alla carriera diplomatico-consolare e nel giugno 1933 è chiamato a far parte della delegazione italiana (“come fanale di coda” scrive) alla Conferenza economica mondiale indetta a Londra con la partecipazione di sessantasei Paesi allo scopo di superare congiuntamente la crisi economica (soprattutto rivitalizzando gli scambi commerciali e stabilizzando il quadro monetario). Dopo l’interruzione in luglio dei lavori della Conferenza, dovuta all’impossibilità di conciliare gli opposti punti di vista tra i Paesi ancorati al gold standard e quelli, invece, che non ne fanno parte, Egidio Ortona è destinato per un breve periodo in Africa ove svolge il servizio consolare prima al Cairo e poi a Johannesburg. Ma la maturità di giudizio del giovane diplomatico, dimostrata in particolare nel campo economico durante i lavori della Conferenza del 1933, non sfugge all’allora Ambasciatore a Londra Dino Grandi: in veste, dunque, di Primo Segretario d’Ambasciata è destinato nel Regno Unito, ove partecipa attivamente ai negoziati per i cosiddetti Accordi di Pasqua (stipulati il 16 aprile 1938 per appianare i contrasti medio-orientali, ristabilire la navigazione nel Canale di Suez e sul Lago Tana e ottenere il ritiro delle milizie italiane dalla Spagna).

 

Le missioni a Londra e Washington 

La sua missione a Londra prosegue anche con l’Ambasciatore Giuseppe Bastianini, chiamato nell’ottobre 1939 a succedere a Grandi. A quell’epoca, Bastianini s’impegna, purtroppo inutilmente, nel cercare di dissuadere Benito Mussolini dall’entrare nel conflitto appena iniziato accanto al Reich tedesco. Nel giugno 1940, a seguito della dichiarazione di guerra, Egidio Ortona torna a Roma ove presta servizio alla Direzione Generale degli Affari europei e del Mediterraneo. Nel 1941 è destinato a Zara, dove partecipa, come Capo della Segreteria, alla tormentata esperienza dell’amministrazione della Dalmazia affidata al suo vecchio Capo Missione a Londra Bastianini. Quando quest’ultimo è nominato unico Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri (del quale Mussolini ha l’interim), egli lo segue per poi rivestire la carica di Capo della Segreteria del Ministro Raffaele Guariglia. E’ in questa veste che Egidio Ortona la sera dell’8 settembre 1943 introduce nello studio del Ministro degli Esteri l’Incaricato d’Affari Rudolf Rahn al quale è data comunicazione formale dell’armistizio: e Ortona ricorda come la rabbia del diplomatico tedesco a Palazzo Chigi si accompagni con la frase concitata che quell’armistizio “avrebbe pesato duramente sulla storia dell’Italia”. Tutti i presenti all’incontro, cui assiste anche un altro piemontese, il Segretario Generale Augusto Rosso, traggono il convincimento che Rahn sia stato “colto di sorpresa da un avvenimento che si era illuso potesse essere procrastinato” per dare all’esercito tedesco la possibilità di condurre a termine sulla penisola il piano di sicurezza in via d’attuazione.

Dopo essersi occupato nel periodo successivo all’8 settembre di rapporti economici con gli Alleati, il 3 novembre 1944 Egidio Ortona parte da Roma per Washington come membro della delegazione (la c.d. Deltec) formata da Quinto Quintieri, Raffaele Mattioli, Enrico Cuccia e Mario Morelli per chiedere alle Autorità d’Oltreatlantico, quando non sono ancora riprese le normali relazioni diplomatiche e l’Italia è gestita dal Governo Militare Alleato, i finanziamenti necessari per avviare la ricostruzione del nostro Paese distrutto dal conflitto mondiale in corso. Dopo quattro mesi, con qualche risultato ma soprattutto con molte aspettative, la missione rientra in Italia: ad eccezione, però, di Egidio Ortona trattenuto a Washington per prestare servizio come Consigliere economico presso l'Ambasciata d'Italia ricostituitasi sotto la guida dell'Ambasciatore Alberto Tarchiani. Dei primi, faticosi tentativi di riannodare i fili del rapporto fra Italia e Stati Uniti nell'immediato dopoguerra Egidio Ortona fornisce nei suoi scritti un racconto che non è una semplice testimonianza. Molti di quegli eventi - la morte di Roosevelt, l'elezione di Truman, la Conferenza di San Francisco e la nascita dell'ONU, Bretton Woods, la crisi della sterlina, il piano Marshall, la costituzione della NATO con l'ingresso in essa dell'Italia e la guerra in Corea - sono entrati ormai nella grande storia e di taluni di essi egli non è soltanto spettatore. La circolazione delle am-lire, l'UNNRA, le difficoltà dell'immediato dopoguerra, gli aiuti per la ricostruzione, l'attesa del grano e del carbone americani sono temi che dominano le sue giornate fatte di ansie, di paure e d’attese che hanno sullo sfondo l’obiettivo principe della ricostruzione.

Il ruolo nell’ambito delle organizzazioni internazionali e nella promozione del diritto internazionale

Nel febbraio 1950, quando a Tarchiani succederanno, prima Manlio Brosio e, poi, Sergio Fenoaltea, Egidio Ortona diventa Ministro Consigliere. Grazie all’impegno dell’Ambasciatore Manlio Brosio e dello stesso Egidio Ortona per ottenere il voto favorevole degli Stati Uniti per entrare alle Nazioni Unite, l’Italia conquista nel 1958, per la prima volta dal dicembre 1955 (quando, a seguito del venir meno del veto sovietico, acquisiamo la membership), il seggio di Membro non Permanente nel Consiglio di Sicurezza: ciò  comporta per Egidio Ortona la destinazione a New York quale Rappresentante Permanente presso l’Organizzazione onusiana (ove si occuperà, tra l’altro, del contenzioso con l’Austria a proposito della comunità di lingua tedesca nell’Alto Adige).

Nel maggio 1961 egli è richiamato al Ministero quale Direttore Generale degli Affari Economici e, nel settembre 1966, assume le funzioni di Segretario Generale. Del breve periodo passato a Roma (nel 1967 è destinato a Washington per sostituire il dimissionario Sergio Fenoaltea nel bel mezzo della crisi vietnamita) va ricordata la sua azione per favorire con la collaborazione della FIAT l’impianto di un’industria automobilistica a Togliattigrad in Unione Sovietica. Quando arriva a Washington il 14 giugno l’America ritrovata, “anche se non del tutto nuova”, appare a Egidio Ortona come “solcata da venature insolite e inquietanti”. C’è, soprattutto, il conflitto con il Vietnam (cui si ricollegherà il proposito del nostro Governo, in particolare del Ministro Amintore Fanfani, di poter svolgere un ruolo di cerniera tra Washington e Hanoi tramite la Romania) cui si aggiungono i seguiti della guerra tra israeliani e arabi, prima, dei Sei giorni (con la conseguente diatriba sull’interpretazione della Risoluzione 242 delle Nazioni Unite circa il ritiro dell’esercito israeliano “da territori occupati” e il “reciproco riconoscimento tra gli Stati”) e, poi, dello Yom Kippur.

Un motivo di dissapori con Roma è causato del Trattato di Non Proliferazione Nucleare sottoscritto il 1° luglio 1968 da Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito ed entrato in vigore il 5 marzo 1970. Per il nostro Governo quel testo richiede profonde modifiche per evitare, tra l’altro, di legalizzare una discriminazione tra Stati militarmente nucleari e Stati non nucleari, per tutelare adeguatamente gli Stati appartenenti alla NATO e per assicurare controlli efficaci quanto alla circolazione di informazioni scientifiche e tecnologiche sui programmi nucleari. Non c’è dubbio che i risultati da noi ottenuti per aderire nel gennaio 1969 al TNP (in particolare per quanto riguarda un uso non discriminatorio dell’energia nucleare a scopo pacifico e la tutela delle prerogative della Comunità Europea dell’Energia Atomica) siano da ascrivere alla capacità negoziale di Egidio Ortona e alla considerazione di cui godeva nelle alte sfere politiche statunitensi: a lui si deve, infatti, il sostegno di Washington alla candidatura italiana per un seggio permanente nel Board of Governors in seno all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).

I rapporti con Henry Kissinger nell’ambito delle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti

Durante il 1971, l’allentamento delle tensioni in Estremo Oriente, l’avvio della distensione con l’Unione Sovietica e l’avvicinamento alla Cina forniscono a Richard Nixon, succeduto nel 1969 a Lyndon B. Johnson, l’occasione per cercare di superare le dissonanze e le incomprensioni insinuatesi ormai da qualche tempo nelle relazioni transatlantiche. Di qui il “grande disegno” perseguito da Henry Kissinger (promosso nell’agosto 1971 Segretario di Stato) d’inaugurare nell’aprile 1973 l’Anno dell’Europa rivelatosi ben presto però “the year that never was”; ciò a causa del sospetto, nutrito dagli alleati europei, che l’attivismo irrefrenabile del Segretario di Stato nel tessere un dialogo costante tra Stati Uniti e Unione Sovietica finisca per mettere in ombra il rapporto “obbligatoriamente prioritario” tra Stati Uniti e Europa occidentale (e nei suoi scritti Egidio Ortona ricorda che, nei suoi incontri con il Segretario di Stato, quest’ultimo insiste nel rimuovere i sospetti che “gli americani stiano trescando con i sovietici al di sopra delle teste degli alleati europei”). Aggiungasi che le difficoltà monetarie del 1971-1972 (con la non convertibilità del dollaro in oro, la fine del sistema aureo e l’introduzione di cambi fluttuanti) e l’aumento del prezzo del petrolio (soprattutto nel 1973 legato alle vicende del Medio Oriente) non contribuiscono certo a superare le incomprensioni tra le due sponde dell’Atlantico. Nel commentare gli avvenimenti interni americani sul finire del 1973 e durante il 1974, Egidio Ortona osserva che l’interruzione del mandato di Nixon a causa del caso Watergate e l’inizio del mandato presidenziale di Gerald Ford non hanno comportato mutamenti radicali o traumatici nella politica estera di Washington; ciò grazie, soprattutto, all’equilibrio del nuovo Presidente Gerald Ford e alla “capacità manovriera” di Henry Kissinger, riconfermato alla Segreteria di Stato. Si tratta di una politica - precisa Egidio Ortona - volta, da un lato, a mantenere il clima di distensione tra le due Superpotenze (di qui l’incontro di Vladivostok tra Ford e Breznev) e, dall’altro, a confermare l’ineluttabilità di una perdurante cooperazione con gli europei (di cui à testimonianza l’importanza del contributo dell’Europa alla difesa comune ribadita dal Consiglio NATO del 12/13 dicembre 1974).

La missione di Egidio Ortona a Washington, durata cinque anni, termina nel maggio 1975 e, come egli ricorda, coincide con la fine della guerra nel Vietnam. Dopo il suo collocamento a riposo egli accetterà l’offerta, avanzatagli dal Presidente dell’Honeywell, d’assumere la presidenza del ramo italiano di quella società. Accetterà altresì l’invito, rivoltogli dall’IRI, a presiedere l’Aeritalia, in procinto di rilanciare la sua attività, e, poi, Confitarma. Nel 1987, in un periodo particolarmente delicato per le sorti dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano (ISPI), accoglie l’invito del Ministro degli Esteri Giulio Andreotti a prenderne le redini come Presidente, carica che eserciterà con grande impegno e con positivi risultati fino al 1993.  I suoi ricordi d’Oltreatlantico dal 1947 al 1975 (intramezzati, come di è detto, dagli incarichi degli anni sessanta presso l’Amministrazione centrale) sono stati da lui consegnati in tre volumi intitolati Anni d’America: il racconto di un’esperienza che partita da “La ricostruzione” (1944-1951), durante la quale l’Italia ha “scrollato da sé la pesante eredità della guerra perduta” e seguita da “La diplomazia” (1953-1961), grazie alla quale abbiamo saputo “riprendere, nel consesso delle Nazioni, una posizione di cosciente responsabilità” per proseguire e terminare con “La cooperazione” che ci ha consentito di “essere partecipi, e alle volte coprotagonisti, di importanti eventi internazionali”.

Egidio Ortona muore a Roma il 10 gennaio 1996 e viene sepolto nella sua città natale, Casale Monferrato, che il 16 marzo 2007 gli intitola i giardini pubblici di Piazza Martiri della Libertà sui quali s’affaccia l’abitazione ove è nato. Nel 2017 il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale gli dedica la Sala Riunioni della Direzione Generale per la Mondializzazione.

Opere  

Diplomazia di guerra -Diari 1937-1943 (Bologna, Il Mulino,1993)  

Anni d’America - La Ricostruzione 1944-1951 (Bologna, Il Mulino,1984)  

Anni d’America - La diplomazia 1953-1961 (Bologna, Il Mulino,1986)  

Anni d’America - La cooperazione 1967-1975 (Bologna, Il Mulino,1989)  

Gli anni della Farnesina- Pagine del diario 1961-1967 (Milano,ISPI,1998)

 

 

A cura dell’Ambasciatore Luigi Guidobono Cavalchini Garofoli