Ambasciatore
Egidio Ortona nasce a Casale Monferrato il
16 settembre 1910. Nel luglio
1931 si laurea in Giurisprudenza
alla Regia Università di Torino e in
seguito frequenta a Roma la
Facoltà di Scienze Politiche
dell’Università "La Sapienza", in
Inghilterra la London School of
Economics e in Francia le
Università di Grenoble e di
Poitiers.
Nella primavera 1932 vince il concorso d’accesso alla
carriera diplomatico-consolare e
nel giugno 1933 è chiamato a far
parte della delegazione italiana
(“come fanale di coda” scrive)
alla Conferenza economica
mondiale indetta a Londra con la
partecipazione di sessantasei
Paesi allo scopo di superare
congiuntamente la crisi
economica (soprattutto
rivitalizzando gli scambi
commerciali e stabilizzando il
quadro monetario). Dopo
l’interruzione in luglio dei
lavori della Conferenza, dovuta
all’impossibilità di conciliare
gli opposti punti di vista tra i
Paesi ancorati al gold standard
e quelli, invece, che non ne
fanno parte, Egidio Ortona è
destinato per un breve periodo
in Africa ove svolge il servizio
consolare prima al Cairo e poi a
Johannesburg. Ma la maturità di
giudizio del giovane
diplomatico, dimostrata in
particolare nel campo economico
durante i lavori della
Conferenza del 1933, non sfugge
all’allora Ambasciatore a Londra
Dino Grandi: in veste, dunque,
di Primo Segretario d’Ambasciata
è destinato nel Regno Unito, ove
partecipa attivamente ai
negoziati per i cosiddetti
Accordi di Pasqua (stipulati il
16 aprile 1938 per appianare i
contrasti medio-orientali,
ristabilire la navigazione nel
Canale di Suez e sul Lago Tana e
ottenere il ritiro delle milizie
italiane dalla Spagna).
Le missioni a Londra e Washington
La sua missione a Londra prosegue
anche con l’Ambasciatore
Giuseppe Bastianini, chiamato
nell’ottobre 1939 a succedere a
Grandi. A quell’epoca,
Bastianini s’impegna, purtroppo
inutilmente, nel cercare di
dissuadere Benito Mussolini
dall’entrare nel conflitto
appena iniziato accanto al Reich
tedesco. Nel giugno 1940, a
seguito della dichiarazione di
guerra, Egidio Ortona torna a
Roma ove presta servizio alla
Direzione Generale degli Affari
europei e del Mediterraneo. Nel
1941 è destinato a Zara, dove
partecipa, come Capo della
Segreteria, alla tormentata
esperienza dell’amministrazione
della Dalmazia affidata al suo
vecchio Capo Missione a Londra
Bastianini. Quando quest’ultimo
è nominato unico Sottosegretario
di Stato al Ministero degli
Affari Esteri (del quale
Mussolini ha l’interim), egli lo
segue per poi rivestire la
carica di Capo della Segreteria
del Ministro Raffaele Guariglia.
E’ in questa veste che Egidio
Ortona la sera dell’8 settembre
1943 introduce nello studio del
Ministro degli Esteri
l’Incaricato d’Affari Rudolf
Rahn al quale è data
comunicazione formale
dell’armistizio: e Ortona
ricorda come la rabbia del
diplomatico tedesco a Palazzo
Chigi si accompagni con la frase
concitata che quell’armistizio
“avrebbe pesato duramente sulla
storia dell’Italia”. Tutti i
presenti all’incontro, cui
assiste anche un altro
piemontese, il Segretario
Generale Augusto Rosso, traggono
il convincimento che Rahn sia
stato “colto di sorpresa da un
avvenimento che si era illuso
potesse essere procrastinato”
per dare all’esercito tedesco la
possibilità di condurre a
termine sulla penisola il piano
di sicurezza in via
d’attuazione.
Dopo essersi occupato nel periodo
successivo all’8 settembre di
rapporti economici con gli
Alleati, il 3 novembre 1944
Egidio Ortona parte da Roma per
Washington come membro della
delegazione (la c.d. Deltec)
formata da Quinto Quintieri,
Raffaele Mattioli, Enrico Cuccia
e Mario Morelli per chiedere
alle Autorità d’Oltreatlantico,
quando non sono ancora riprese
le normali relazioni
diplomatiche e l’Italia è
gestita dal Governo Militare
Alleato, i finanziamenti
necessari per avviare la
ricostruzione del nostro Paese
distrutto dal conflitto mondiale
in corso. Dopo quattro mesi, con
qualche risultato ma soprattutto
con molte aspettative, la
missione rientra in Italia: ad
eccezione, però, di Egidio
Ortona trattenuto a Washington
per prestare servizio come
Consigliere economico presso
l'Ambasciata d'Italia
ricostituitasi sotto la guida
dell'Ambasciatore Alberto
Tarchiani. Dei primi, faticosi
tentativi di riannodare i fili
del rapporto fra Italia e Stati
Uniti nell'immediato dopoguerra
Egidio Ortona fornisce nei suoi
scritti un racconto che non è
una semplice testimonianza.
Molti di quegli eventi - la
morte di Roosevelt, l'elezione
di Truman, la Conferenza di San
Francisco e la nascita dell'ONU,
Bretton Woods, la crisi della
sterlina, il piano Marshall, la
costituzione della NATO con
l'ingresso in essa dell'Italia e
la guerra in Corea - sono
entrati ormai nella grande
storia e di taluni di essi egli
non è soltanto spettatore. La
circolazione delle am-lire,
l'UNNRA, le difficoltà
dell'immediato dopoguerra, gli
aiuti per la ricostruzione,
l'attesa del grano e del carbone
americani sono temi che dominano
le sue giornate fatte di ansie,
di paure e d’attese che hanno
sullo sfondo l’obiettivo
principe della ricostruzione.
Il ruolo nell’ambito delle
organizzazioni internazionali e
nella promozione del diritto
internazionale
Nel febbraio 1950, quando a
Tarchiani succederanno, prima
Manlio Brosio e, poi, Sergio
Fenoaltea, Egidio Ortona diventa
Ministro Consigliere. Grazie
all’impegno dell’Ambasciatore
Manlio Brosio e dello stesso
Egidio Ortona per ottenere il
voto favorevole degli Stati
Uniti per entrare alle Nazioni
Unite, l’Italia conquista nel
1958, per la prima volta dal
dicembre 1955 (quando, a seguito
del venir meno del veto
sovietico, acquisiamo la
membership), il seggio di Membro
non Permanente nel Consiglio di
Sicurezza: ciò comporta
per Egidio Ortona la
destinazione a New York quale
Rappresentante Permanente presso
l’Organizzazione onusiana (ove
si occuperà, tra l’altro, del
contenzioso con l’Austria a
proposito della comunità di
lingua tedesca nell’Alto Adige).
Nel maggio 1961 egli è richiamato
al Ministero quale Direttore
Generale degli Affari Economici
e, nel settembre 1966, assume le
funzioni di Segretario Generale.
Del breve periodo passato a Roma
(nel 1967 è destinato a
Washington per sostituire il
dimissionario Sergio Fenoaltea
nel bel mezzo della crisi
vietnamita) va ricordata la sua
azione per favorire con la
collaborazione della FIAT
l’impianto di un’industria
automobilistica a Togliattigrad
in Unione Sovietica. Quando
arriva a Washington il 14 giugno
l’America ritrovata, “anche se non del tutto nuova”,
appare a Egidio Ortona come “solcata da venature insolite e
inquietanti”. C’è,
soprattutto, il conflitto con il
Vietnam (cui si ricollegherà il
proposito del nostro Governo, in
particolare del Ministro
Amintore Fanfani, di poter
svolgere un ruolo di cerniera
tra Washington e Hanoi tramite
la Romania) cui si aggiungono i
seguiti della guerra tra
israeliani e arabi, prima, dei
Sei giorni (con la conseguente
diatriba sull’interpretazione
della Risoluzione 242 delle
Nazioni Unite circa il ritiro
dell’esercito israeliano “da
territori occupati” e il
“reciproco riconoscimento tra
gli Stati”) e, poi, dello Yom
Kippur.
Un motivo di dissapori con Roma è
causato del Trattato di Non
Proliferazione Nucleare
sottoscritto il 1° luglio 1968
da Stati Uniti, Unione Sovietica
e Regno Unito ed entrato in
vigore il 5 marzo 1970. Per il
nostro Governo quel testo
richiede profonde modifiche per
evitare, tra l’altro, di
legalizzare una discriminazione
tra Stati militarmente nucleari
e Stati non nucleari, per
tutelare adeguatamente gli Stati
appartenenti alla NATO e per
assicurare controlli efficaci
quanto alla circolazione di
informazioni scientifiche e
tecnologiche sui programmi
nucleari. Non c’è dubbio che i
risultati da noi ottenuti per
aderire nel gennaio 1969 al TNP
(in particolare per quanto
riguarda un uso non
discriminatorio dell’energia
nucleare a scopo pacifico e la
tutela delle prerogative della
Comunità Europea dell’Energia
Atomica) siano da ascrivere alla
capacità negoziale di Egidio
Ortona e alla considerazione di
cui godeva nelle alte sfere
politiche statunitensi: a lui si
deve, infatti, il sostegno di
Washington alla candidatura
italiana per un seggio
permanente nel Board of
Governors in seno all’Agenzia
Internazionale per l’Energia
Atomica (AIEA).
I rapporti con Henry Kissinger
nell’ambito delle relazioni
bilaterali con gli Stati Uniti
Durante il 1971, l’allentamento
delle tensioni in Estremo
Oriente, l’avvio della
distensione con l’Unione
Sovietica e l’avvicinamento alla
Cina forniscono a Richard Nixon,
succeduto nel 1969 a Lyndon B.
Johnson, l’occasione per cercare
di superare le dissonanze e le
incomprensioni insinuatesi ormai
da qualche tempo nelle relazioni
transatlantiche. Di qui il
“grande disegno” perseguito da
Henry Kissinger (promosso
nell’agosto 1971 Segretario di
Stato) d’inaugurare nell’aprile
1973 l’Anno dell’Europa
rivelatosi ben presto però “the
year that never was”; ciò a
causa del sospetto, nutrito
dagli alleati europei, che
l’attivismo irrefrenabile del
Segretario di Stato nel tessere
un dialogo costante tra Stati
Uniti e Unione Sovietica finisca
per mettere in ombra il rapporto
“obbligatoriamente prioritario”
tra Stati Uniti e Europa
occidentale (e nei suoi scritti
Egidio Ortona ricorda che, nei
suoi incontri con il Segretario
di Stato, quest’ultimo insiste
nel rimuovere i sospetti che
“gli americani stiano trescando
con i sovietici al di sopra
delle teste degli alleati
europei”). Aggiungasi che le
difficoltà monetarie del
1971-1972 (con la non
convertibilità del dollaro in
oro, la fine del sistema aureo e
l’introduzione di cambi
fluttuanti) e l’aumento del
prezzo del petrolio (soprattutto
nel 1973 legato alle vicende del
Medio Oriente) non
contribuiscono certo a superare
le incomprensioni tra le due
sponde dell’Atlantico. Nel
commentare gli avvenimenti
interni americani sul finire del
1973 e durante il 1974, Egidio
Ortona osserva che
l’interruzione del mandato di
Nixon a causa del caso Watergate
e l’inizio del mandato
presidenziale di Gerald Ford non
hanno comportato mutamenti
radicali o traumatici nella
politica estera di Washington;
ciò grazie, soprattutto,
all’equilibrio del nuovo
Presidente Gerald Ford e alla
“capacità manovriera” di Henry
Kissinger, riconfermato alla
Segreteria di Stato. Si tratta
di una politica - precisa Egidio
Ortona - volta, da un lato, a
mantenere il clima di
distensione tra le due
Superpotenze (di qui l’incontro
di Vladivostok tra Ford e
Breznev) e, dall’altro, a
confermare l’ineluttabilità di
una perdurante cooperazione con
gli europei (di cui à
testimonianza l’importanza del
contributo dell’Europa alla
difesa comune ribadita dal
Consiglio NATO del 12/13
dicembre 1974).
La missione di Egidio Ortona a
Washington, durata cinque anni,
termina nel maggio 1975 e, come
egli ricorda, coincide con la
fine della guerra nel Vietnam.
Dopo il suo collocamento a
riposo egli accetterà l’offerta,
avanzatagli dal Presidente
dell’Honeywell, d’assumere la
presidenza del ramo italiano di
quella società. Accetterà
altresì l’invito, rivoltogli
dall’IRI, a presiedere
l’Aeritalia, in procinto di
rilanciare la sua attività, e,
poi, Confitarma. Nel 1987, in un
periodo particolarmente delicato
per le sorti dell’Istituto per
gli Studi di Politica
Internazionale di Milano (ISPI),
accoglie l’invito del Ministro
degli Esteri Giulio Andreotti a
prenderne le redini come
Presidente, carica che
eserciterà con grande impegno e
con positivi risultati fino al
1993. I suoi ricordi
d’Oltreatlantico dal 1947 al
1975 (intramezzati, come di è
detto, dagli incarichi degli
anni sessanta presso
l’Amministrazione centrale) sono
stati da lui consegnati in tre
volumi intitolati Anni
d’America: il racconto di
un’esperienza che partita da “La ricostruzione” (1944-1951),
durante la quale l’Italia ha
“scrollato da sé la pesante
eredità della guerra perduta” e
seguita da “La diplomazia” (1953-1961), grazie alla quale
abbiamo saputo “riprendere, nel
consesso delle Nazioni, una
posizione di cosciente
responsabilità” per proseguire e
terminare con “La cooperazione”
che ci ha consentito di “essere
partecipi, e alle volte
coprotagonisti, di importanti
eventi internazionali”.
Egidio Ortona muore a Roma il 10
gennaio 1996 e viene sepolto
nella sua città natale, Casale
Monferrato, che il 16 marzo 2007
gli intitola i giardini pubblici
di Piazza Martiri della Libertà
sui quali s’affaccia
l’abitazione ove è nato. Nel
2017 il Ministero degli Affari
Esteri e della Cooperazione
Internazionale gli dedica la
Sala Riunioni della Direzione
Generale per la
Mondializzazione.
Opere
Diplomazia di guerra -Diari
1937-1943
(Bologna, Il Mulino,1993)
Anni
d’America - La Ricostruzione
1944-1951
(Bologna, Il Mulino,1984)
Anni
d’America - La diplomazia
1953-1961
(Bologna, Il Mulino,1986)
Anni
d’America - La cooperazione
1967-1975
(Bologna, Il Mulino,1989)
Gli anni
della Farnesina- Pagine del
diario 1961-1967
(Milano,ISPI,1998)
A cura dell’Ambasciatore Luigi Guidobono Cavalchini Garofoli